Nel quarto trimestre del 2015 sono stati registrati 243.206 licenziamenti, con un calo del 14,9% rispetto allo stesso periodo del 2014. Ce ne parla Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, citando i dati relativi alle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro secondo i quali i licenziamenti in meno sono stati 42.487. Sono diminuiti soprattutto i licenziamenti degli uomini (-18,4%) mentre per le donne si sono ridotti del 9,3%. Nell’intero 2015 i rapporti di lavoro cessati a causa di un licenziamento sono stati 841.781 con un calo dell’8,14% rispetto al 2014. “A distanza di un anno dalla prima applicazione delle tutele crescenti – sottolineano i Consulenti del lavoro che hanno elaborato i dati del ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie – diminuiscono i licenziamenti. Per ogni 100 contratti a tempo indeterminato cessati, il 28,1% sono terminati per licenziamento economico o disciplinare (25,7% il primo, 2,4% il secondo). Nel 2014,per ogni 100 analoghi contratti cessati con l’applicazione dell’articolo 18, la quota dei licenziamenti era pari al 31,3%, dei quali 29% per licenziamento economico e 2,3% per licenziamento disciplinare. Dal punto di vista della sopravvivenza dei contratti a tempo indeterminato risulta che, in regime di tutele crescenti, per ogni 100 contratti stipulati, due lavoratori in più hanno conservano il posto di lavoro”.
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