Forte rilancio della contrattazione su due livelli, partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese, regole sulla rappresentanza. Sono i tre pilastri della proposta di riforma del modello contrattuale, approvata il 14 gennaio dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil e illustrata oggi ai dirigenti e delegati modenesi nell’attivo unitario che si è tenuto al Centro Famiglia di Nazareth. «L’obiettivo è aggiornare il sistema contrattuale rilanciando il ruolo delle rappresentanze e dei lavoratori quali soggetti attivi e protagonisti delle scelte di sviluppo con il sistema delle imprese», hanno spiegato i segretari generali di Cgil Tania Scacchetti, Cisl William Ballotta e Uil Luigi Tollari. Sui contratti, che devono essere validi per tutti i lavoratori, i sindacati propongono di ridurne il numero; resta quello nazionale (la cui vigenza potrebbe diventare quadriennale) per tutelare e rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori. Per gli aumenti si fa riferimento non più al tasso di inflazione, ma a un indicatore macroeconomico (Pil, andamento del settore o altro). Cgil, Cisl e Uil vogliono estendere la contrattazione di secondo livello, che potrà essere aziendale, territoriale, di distretto, sito o filiera. «L’obiettivo è migliorare le condizioni di lavoro – hanno sottolineato Scacchetti, Ballotta e Tollari – con la crescita della produttività, competitività, efficienza, innovazione organizzativa, qualità, welfare contrattuale, conciliazione dei tempi di vita e lavoro». I sindacati puntano a far partecipare i lavoratori al governo e alle scelte delle imprese attraverso la presenza nei consigli di sorveglianza; inoltre propongono la partecipazione organizzativa (organizzazione del lavoro) e finanziaria (azioni). Infine Cgil, Cisl e Uil, che stanno completando la certificazione dei propri iscritti e rsu, chiedono analoga certificazione della rappresentanza anche alle organizzazioni delle imprese.