Alcuni appartenenti al Collettivo Universitario Autonomo hanno contestato questa mattina il professore Angelo Panebianco, interrompendo la sua lezione alla facoltà di Scienze politiche in Strada Maggiore, a Bologna. I giovani sono entrati in aula con in mano lo striscione ‘Fuori i baroni della guerra dall’università’ e riproducendo rumori di guerra diffusi con uno stereo: la protesta si riferiva ad un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera in merito alla questione libica.
I giovani che stavano seguendo la lezione hanno chiesto ai manifestanti di lasciare l’aula. Anche Panebianco ha discusso con gli appartenenti al Cua, i quali hanno annunciato altre contestazioni in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, il 29 febbraio, anticipate, giovedì 25 febbraio, alle ore 17.00, da un’assemblea pubblica a Scienze Politiche in Strada Maggiore.
Panebianco era già stato vittima di proteste simili: il suo ufficio in ateneo era stato imbrattato con scritte in vernice rossa e la porta era stata murata.
Sull’accaduto interviene il Rettore Francesco Ubertini: “A nome di tutta la comunità accademica, esprimo la più ferma condanna per l’attacco nei confronti del professor Angelo Panebianco. L’azione condotta questa mattina dal collettivo CUA evidenzia un comportamento che è in netto contrasto con le più basilari regole della vita democratica. La libertà di espressione è un valore centrale e fondamentale per l’idea stessa di Università e ogni tentativo di sopprimerla troverà sempre una dura e severa condanna da parte dell’intera comunità universitaria”.