Aiutare un giovane caregiver anche riconoscendogli crediti universitari per il volontariato assistenziale in famiglia: è l’appello, e l’impegno, dell’assessore regionale all’istruzione Patrizio Bianchi, che ieri ha chiuso a Carpi il convegno internazionale “Superare gli ostacoli: giovani caregiver (stranieri) in Europa”.
«Con Er.Go., l’agenzia regionale per il diritto allo studio, sono pronto ad avviare un percorso di riconoscimento dei giovani caregiver», ha detto Bianchi al convegno organizzato dalla coop. “Anziani e non solo”, patrocinato dall’Unione Terre d’Argine e co-finanziato dall’Ue (Erasmus plus), nell’ambito del progetto pluriennale transnazionale Care2Work.
L’assessore ha sottilneato la necessità e l’urgenza di «prendersi cura di chi si prende cura, di fare i caregiver dei caregiver » sia da parte delle istituzioni sia da parte dei singoli, « per portarli fuori dal rischio di fragilità»: evitare cioè che chi assiste una persona bisognosa d’assistenza diventi presto a sua volta bisognoso d’assistenza.
«In Emilia-Romagna – ha ricordato Loredana Ligabue, direttrice di “Anziani e non solo” – si stima che i giovani caregiver siano almeno 13mila, su 170.000 in Italia, e solo fra i 15 e i 24 anni, perché le statistiche non contemplano i più piccoli, che però ci sono: ragazzi e perfino bambini con responsabilità familiari da adulti, e conseguenze significative sul loro vivere quotidiano, in quanto si prendono cura di qualcuno in casa – genitore, fratello, sorella, nonno o comunque un membro della famiglia, perché disabile, malato terminale o cronico, tossicodipendente eccetera».
Un fenomeno che è un problema al tempo stesso crescente e misconosciuto, causa la difficoltà di censire – quindi aiutare – i protagonisti, spesso restii a raccontare la propria situazione per motivi psicologici, di imbarazzo.
La conferenza è stata l’occasione per sentire testimonianze di casi concreti e vedere illustrate le migliori pratiche di Paesi come il Regno Unito e la Svezia, dove la questione è stata affrontata da più tempo e con più metodo. E’ stata inoltre presentata una ricerca svolta in Grecia, altro Stato partecipante al “Care2Work”, e fatta una panoramica sulla situazione italiana.