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Confagricoltura Modena: embargo russo e ricostruzione le spine degli agricoltori modenesi

bergamaschiIl meno 85,5% dell’export regionale a Modena è aggravato da un territorio alle prese con la ricostruzione. Bergamaschi: “Lavoriamo per un’ulteriore proroga sul pagamento dei mutui”.Sono numeri allarmanti quelli forniti del centro studi di Confagricoltura e rilanciati da Confagricoltura Emilia Romagna sugli effetti dell’embargo russo sulle esportazioni di prodotti agricoli. Con un meno 85,5 per cento rispetto all’export del 2013 e un valore complessivo passato dal 18.397.940 a 2.665.635 euro, il settore agricolo emiliano romagnolo risulta uno dei più colpiti dallo stop alle importazioni imposto da Mosca.

Il problema della chiusura dei confini russi coinvolge tutti i produttori della regione, ma a Modena e provincia è aggravato dalla particolare situazione che sta vivendo il territorio, ancora alla prese con la ricostruzione post sisma e alluvione. A questo proposito la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi precisa come l’associazione sia attiva nel portare avanti le istanze degli agricoltori nelle sedi opportune: «Il calo di redditività causato dalla chiusura dei confini russi – afferma la presidente Bergamaschi – per molti degli agricoltori modenesi è ancora più grave perché si colloca in un contesto che in questi anni ha dovuto fronteggiare pesanti calamità naturali. Ci siamo già incontrati diverse volte con le altre associazioni e con la Regione Emilia Romagna nella persona dell’assessore alle Attività produttive e alla Ricostruzione Palma Costi per trovare una soluzione, anche in vista della scadenza della proroga del pagamento dei mutui nel giugno prossimo. Per dare respiro a cittadini e imprenditori, che a quasi quattro anni dall’evento sismico stanno ancora vivendo i disagi della ricostruzione, chiederemo un’ulteriore proroga di un anno del pagamento dei mutui e la rateizzazione in cinque anni dei prestiti della Cassa Depositi e Prestiti. Stiamo sollecitando il Governo e ora attendiamo risposte da Roma, – conclude Bergamaschi – la situazione è ancora critica e non può essere trascurata: la nostra Bassa vive di agricoltura e gli imprenditori devono essere sostenuti».

















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