Si sono appena concluse con un nulla di fatto le trattative sindacali sulle condizioni dei lavoratori occupati nel sito della Castelfrigo srl, l’azienda di Castelnuovo Rangone (MO) specializzata nella lavorazione di carne suina fresca.
Dopo la pesante mobilitazione di fine gennaio, non sono bastati i due giorni di confronto presso la Prefettura di Modena, né i successivi due giorni presso la Confindustria a sciogliere le riserve aziendali sulle richieste avanzate dai sindacati Flai e Filt Cgil.
Per questo motivo i lavoratori sono già di nuovo in sciopero dal primo pomeriggio di oggi e i sindacati hanno immediatamente ripristinato il presidio davanti ai cancelli della Castelfrigo sospeso lo scorso 27 gennaio.
I sindacati avevano avanzato una piattaforma per costruire un nuovo sistema di relazioni sindacali basato sul confronto congiunto tra Castelfrigo e le cooperative in appalto tramite il riconoscimento di una rappresentanza sindacale di sito, una corretta applicazione contrattuale nonché la cosiddetta “clausola sociale”, cioè la conservazione del posto di lavoro in caso di cambio appalto, situazione che si verifica periodicamente. Tutti temi sui quali la delegazione datoriale ha posto pesanti riserve, che continuano a non essere sciolte.
“Sia Castelfrigo che Confindustria – dichiarano Giulia Grandi della FILT-CGIL e Marco Bottura della FLAI-CGIL – vogliono mantenere l’attuale sistema basato sul basso costo del lavoro e la ricattabilità dei lavoratori impegnati negli appalti delle cooperative”. Da una parte c’è Castelfrigo, che continua a negare assunzioni di responsabilità in merito alla gestione affidata alla cooperative, e dall’altra le due cooperative, Ilia e Work Service, che riferiscono che Castelfrigo non lascia loro margini economici per cambiare tali condizioni.
Quelli che ci rimettono sono i lavoratori: costretti alle condizioni imposte senza diritto di replica, pena l’allontanamento dal posto di lavoro. Una situazione inaccettabile per le Organizzazioni Sindacali e intollerabile per i lavoratori. “Continueremo la mobilitazione – ribadiscono i sindacalisti – e la estenderemo anche alle altre realtà aziendali che utilizzano in questo modo il sistema degli appalti: ce lo chiedono i lavoratori per ottenere condizioni di lavoro dignitose”.