Sulla Terra esiste un superpredatore che dà la caccia a un ampio ventaglio di specie animali, causa estinzioni di fauna selvatica, stravolge ecosistemi e catene alimentari, mettendo a dura prova gli equilibri del Pianeta. Ce ne ha parlato Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti, citando i dati diramati da alcuni ricercatori canadesi. L’uomo ha comportamenti che lo differenziano da tutti gli altri predatori, e più di tutti gli altri agisce in un modo non sostenibile per la Terra. In un articolo pubblicato sulla rivista Science, dal titolo ‘L’ecologia unica dei predatori umani’, gli esperti dell’università di Victoria hanno messo a confronto la predazione umana con quella non umana, analizzando 2.125 specie di predatori terrestri e marini. Risultato: l’uomo uccide più degli altri animali prendendo di mira gli esemplari adulti. In questo modo mette a rischio il “capitale riproduttivo”, va cioè a modificare il potenziale di procreazione delle altre specie. Secondo quanto dichiarano i ricercatori canadesi, gli esseri umani fanno razzia di pesci adulti a un tasso superiore di 14 volte rispetto ai predatori marini. Inoltre cacciano e uccidono grandi carnivori, come orsi e leoni, 9 volte di più rispetto a quanto avviene in natura, dove gli animali si uccidono a vicenda. L’uomo provoca dunque un’alterazione degli ecosistemi, visibile ad esempio nella riduzione delle dimensioni dei pesci e nell’estinzione di diverse specie, nel cambiamento del potenziale riproduttivo e nella trasformazione delle interazioni ecologiche delle catene alimentari globali. Per questo è urgente riconsiderare il concetto di “sfruttamento sostenibile” nella gestione della pesca e della fauna selvatica. Un modello realmente sostenibile passa da cambiamenti culturali, economici e istituzionali che pongano un limite all’uomo.
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