Siamo in pieno Carnevale ma a noi non viene da ridere, anzi …
Siamo solo al 3 febbraio è già dieci donne sono state uccise per mano di mariti, compagni, sedicenti “amori”.
Ieri sera a Pozzuoli le centinaia di candele accese nell’oscurità piangevano lacrime di cera calda, calda come quel fuoco che, il giorno prima, ha avviluppato Carla e la bambina che aveva nel suo grembo.
Calda come il sangue sulla lama di quel coltello che ha ucciso, quasi decapitandola, Marinella, a Brescia, nella sua cucina dove, come tutti i giorni, passava tante ore della sua giornata.
Scene in cui uomini (chiamiamoli così …) in preda a sedicenti raptus o crisi depressive ancora una volta non hanno saputo far altro che calpestare, picchiare, uccidere la loro donna, il loro amore.
Ma cosa c’entra l’amore con tutto questo?
Come si fa a dire “uccisa per amore”?
Come si fa a decidere la morte non solo della madre ma anche della figlia che non ha ancora visto la luce del mondo?
Cosa penserà questa bambina degli uomini se suo “padre” ha avuto il coraggio di fare un gesto così anomalo ? Speriamo almeno che la piccola Giulia Pia abbia la fortuna che sua madre si salvi e che le possa stare vicino.
Come si può perdonare un gesto così aberrante, e premeditato, che vuole ANNULLARE LA DONNA in quanto madre, figlia, compagna, amante, sorella, amica ?
E basta giustificare “uomini” che reagiscono alle loro frustrazioni, depressioni, problematiche varie con questi metodi !
Non bastano i dati dell’indagine Istat sulla Sicurezza delle donne voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, che ci informano che “la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso e quasi 7 milioni di donne hanno subito nella corso della propria vita una qualunque forma di violenza fisica o sessuale …”.
E ancora “Sono i partner attuali o ex che commettono le violenze più gravi (62,7% dei casi)” e “la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre è passata dal 60,3% del 2006 al 65,2% del 2014…”.
E non bastano i numeri, i dati, i grafici, le tabelle per fare il punto su una realtà, un tema che non dovrebbe neanche esistere !
Ancora oggi solo il 7% delle donne che hanno subito violenza denuncia l’accaduto. E’ davvero sconcertante che ancora 93 donne su 100 vivono nell’omertà per paura del giudizio, delle conseguenze, delle persone, della morale.
Concretezza e volontà ci vogliono, solo questi !
La concretezza per fare scelte risolutive, anche se di difficile attuazione, e la volontà di trovare strategie educative per tutti, dall’infanzia alla terza età.
Bisogna dare alle donne la sicurezza che, una volta scelto di fare un passo così importante come la denuncia, tutti, istituzioni, parenti, amici, siano dalla loro parte e che il fatto non diventi solo motivo di chiacchiere e di pregiudizi altrui.
Bisogna fare in modo che i centri di aiuto per uomini violenti, ormai realtà consolidata in numerose provincie compresa Modena, siano fatti conoscere ed utilizzati.
Bisogna fare in modo che trasversalmente, per età, ceto sociale, nazionalità, credo religioso, sia insegnato che il rispetto è il primo atteggiamento e comportamento da tenere nella vita, per se stessi e per gli altri. Un valore morale che non ha eguali.
Bisogna fare attenzione, guardarsi attorno e denunciare ogni sorta, anche minima, di sopruso.
In un paese civile queste cose non devono succedere… MAI !!!
(Le donne del Circolo Culturale Artemisia – 3 febbraio 2016)