Nei prossimi giorni il Consiglio dei Ministri varerà il Decreto Legislativo di riordino del sistema delle Camere di Commercio. Si prevede la limitazione drastica delle funzioni a quelle meramente anagrafico certificative, il taglio lineare del numero dei lavoratori, il dimezzamento delle risorse derivanti dal diritto annuale pagato dalle imprese (risparmio medio per impresa 50 euro/anno).
Il tutto indipendentemente da qualsiasi considerazione sull’efficienza, sull’utilità e sui costi dei servizi oggi forniti dalle Camere di Commercio che non hanno alcuna incidenza sul bilancio statale.
Le imprese, specie le medio piccole, perderebbero quel sostegno pubblico (per l’innovazione, per l’internazionalizzazione, per l’accesso al credito e alle altre opportunità di finanziamento, per la formazione imprenditoriale) di cui fino ad oggi hanno potuto usufruire.
I cittadini – tutti – perderebbero il ruolo che le imprese, attraverso la Camera di Commercio, hanno svolto sul territorio (si pensi all’investimento nelle infrastrutture, nella promozione turistica, nelle forme di giustizia alternativa, nel digitale).
I lavoratori del sistema camerale sono ovviamente preoccupati per il loro futuro e aderiscono allo stato di agitazione proclamato a livello nazionale, ma come cittadini prima ancora che come lavoratori sottolineano l’assurdo spreco di competenze e capacità operative che si prospetta e il danno al futuro del tessuto economico regionale che ne deriverà.
Sempre disponibili ad essere agenti di vera innovazione per il territorio di cui sono cittadini, tutti i lavoratori del sistema camerale della Regione Emilia-Romagna si riuniranno il giorno 2 febbraio 2016 alle ore 14,30 presso l’Auditorium della Regione (Viale Aldo Moro n.18), per chiedere con forza ai beneficiari dei servizi erogati dalla Camera di Commercio – imprese, loro rappresentanze, loro consulenti – come anche alle istituzioni ed ai politici del territorio regionale, di prendere coscienza della situazione facendo sentire con forza la loro voce per il miglioramento, e non la distruzione, del sostegno e dei servizi offerti all’economia locale.
(CGIL CISL UIL CONFEDERALI – PUBBLICO IMPIEGO – COMMERCIO EMILIA-ROMAGNA)