Il Consiglio comunale chiede al sindaco di Modena, in sede Anci, e ai parlamentari modenesi di adoperarsi per ottenere, a partire dalla prossima legge di stabilità l’indicizzazione piena delle pensioni lorde sino a sei volte il minimo (pari a circa 3.000 euro lordi). Sollecita inoltre il pieno adeguamento della no-tax area delle pensioni a quella dei redditi da lavoro e chiede che il 2016 sia l’anno “in cui vengono corrette le storture maggiori della riforma Fornero, chiudendo la vicenda degli esodati, introducendo elementi di flessibilità in uscita, con particolare attenzione ai lavoratori precoci e ai lavori usuranti, ed eliminando ogni penalizzazione per chi deve ricongiungere i contributi versati in gestioni diverse”.
Lo fa attraverso l’approvazione di un ordine del giorno presentato in corso di seduta dal Pd, illustrato dal capogruppo Paolo Trande, che ha ottenuto anche il voto favorevole di Sel, contrario di FI, Area popolare, M5s e l’astensione di Per me Modena e CambiaModena. Il documento mira a “rivalutare e riformare il sistema pensionistico tenendo conto della necessità sociali e di riequilibrio dei diversi regimi di realizzazione” ed esprime apprezzamento “per i tentativi compiuti dai Governi successivi al Governo Monti e dal Parlamento, sicuramente ancora incompleti, condizionati ancora dalla più grave crisi economica moderna e dai saldi economico-finanziari delle regole UE, di superare il regime di blocco delle pensioni più basse”.
Respinti, invece, due ordini del giorno di FI. Il primo, illustrato da Adolfo Morandi, auspicava “un totale ripensamento del Governo” e chiedeva al sindaco di farsi promotore presso l’Anci di una richiesta al Governo per la totale attuazione di quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale “che obbliga il Governo a restituire ai pensionati gli importi sottratti dal governo Monti/Fornero” e a chiedere “direttamente al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi di modificare la normativa, tramite sempre lo strumento del Decreto legge, modificando inoltre, con emendamento, il Def, così che siano ripristinati i diritti costituzionali di circa 5 milioni di italiani”. Ha ottenuto il voto favorevole di FI e Area popolare, contrario del Pd e l’astensione di M5s, Per me Modena, CambiaModena e Sel. Il secondo, presentato da Giuseppe Pellacani, chiedeva a Governo e Parlamento di approvare nel più breve tempo possibile un atto con forza di legge “che dia piena attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale, prevedendo a favore dei titolari di pensione colpiti dal blocco previsto dalla riforma Fornero l’integrale restituzione degli importi maturati per effetto del ripristino della perequazione e la ricostruzione del trattamento pensionistico con effetti sugli importi degli assegni pensionistici vita natural durante, inclusa la rivalutazione sull’importo rivalutato per gli anni successivi”. Il documento chiedeva inoltre ai parlamentari modenesi di adoperarsi affinché il ravvedimento venisse calendarizzato nei lavori del Parlamento il prima possibile. Si sono espressi a favore FI, Area popolare, M5s, contro Pd e Sel e astenuti CambiaModena e Per me Modena.
“Non c’è dubbio che il Salva Italia fu una norma durissima – ha commentato Trande – ma fu votata quasi da tutti, compresa FI, e fu resa necessaria dal fallimento politico e dalle condizioni economiche disastrose provocate dal precedente Governo Berlusconi. È necessario dare risposta ai pensionati che si sono visti la pensione sospesa ma va inserito, con una soglia, qualche elemento di equità, altrimenti la rivalutazione viene fatta in maniera indiscriminata su tutti, anche su coloro che hanno pensioni molto alte”. Sempre per il Pd, Marco Forghieri ha definito “giusta” la sentenza della Corte costituzionale, ma si è chiesto “se ci sono le risorse per attuarla e se è compatibile con la tenuta del sistema”. Ricordando la presenza in Costituzione “di un articolo che impegna a rispettare il vincolo del pareggio di bilancio”, il consigliere ha evidenziato che “se non si invertono le tendenze i diritti acquisiti finiscono per rimanere diritti scritti sulla carta”.
Per FI, Pellacani ha evidenziato: “Dopo che anche la Corte Costituzionale ha sancito come incostituzionale la deliberazione della Riforma Fornero e ha rimesso nelle tasche dei cittadini quelle somme, non c’è dubbio sul fatto che siano diritti acquisiti che non possono essere toccati retroattivamente. Diamo esecuzione alla sentenza anche rispetto agli effetti che produce negli anni successivi. Il legislatore non può distaccarsi da questa soluzione e se lo fa a far valere i diritti acquisiti saranno i giudici”. Morandi, in riferimento alla soglia di pensione individuata dall’odg del Pd, ha ricordato che “la sentenza della Corte Costituzionale non parla di limiti. È evidente che toccare la materia come propone il Pd porterà a ulteriori problemi: chi è toccato da questa normativa sa che può fare ricorso giurisdizionale ottenendo sentenze a proprio favore con ulteriori oneri per lo Stato. Dire che quella norma è stato provvedimento necessario dando la colpa al Governo Berlusconi – ha concluso – è inaccettabile”.
Mario Bussetti del M5s si è detto d’accordo sulla necessità di “pensare al futuro rispetto alla tenuta delle pensioni: è giusto chiederci cosa va modificato per mantenere nel tempo il sistema pensionistico – ha affermato – ma non si può dimenticare che c’è una sentenza. Se è un privato cittadino a dover restituire delle somme e non le ha, deve mettere in atto strategie per ripianare il debito nel tempo; non si capisce quindi perché il Governo non possa mettere nella sua programmazione l’attività di recupero di queste somme”.