Domani sera, mercoledì 27 gennaio, alla Sala d’Aragona della Rocca Estense (ore 21), in occasione della Giornata della Memoria è in programma lo spettacolo “Auschwitz Birkenau – un’orchestra per non morire”, del Gruppo Teatrale Mandriolo (GTM). Si tratta della versione teatrale dell’autobiografia di Fania Fènelon, a cura di Arrigo Vezzani per la regia di Donatella Zini, interpretato da Pamela Carletti, Elisabetta Montanari, Maddalena Nicolini, Anna Labardi Micheli, Gloria Messori, Ramona Paolini e Donatella Zini, con l’accompagnamento al violino di Marina Messori, che vedrà anche l’utilizzo di immagini originali realizzate da Paola Vezzani e le classi 5^ dell’Istituto Einaudi di Correggio.
Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau era l’unico Lager che poteva avvalersi di un’orchestra femminile, nella quale, nonostante tutto, poteva ancora sopravvivere un barlume di speranza. La musica sarà per Fania, cantante francese di origini ebraiche, il contatto salvifico con la vita, sottile filo cui si aggrapperà tenacemente con il preciso intento di sopravvivere e lasciare la propria testimonianza, perché nessuno possa mai più dimenticare.
Dal racconto di Fania Fénelon, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1977, sono stati tratti il film “Playing for time” e numerosi adattamenti teatrali che rievocano la drammatica vicenda dell’orchestra femminile di Auschwitz-Birkenau, composta da prigioniere del campo, recluse in una scalcinata baracca vicino alla ferrovia, nel punto in cui arrivavano i convogli dei deportati, costrette a prove estenuanti per suonare dignitosamente, perché solo così sarebbero state risparmiate da un atroce destino. Durante tutto il tempo della sua detenzione, Fania lotterà duramente per sopravvivere, ma senza mai perdere la propria umanità, nella consapevolezza che sopravvivere significa anche e soprattutto ricordare per far sapere al mondo.
Fra tutti gli incontri avvenuti nel campo, il più singolare è quello con Alma Rosé, violinista ebrea di eccezionale talento, nipote del compositore Gustav Mahler e direttrice dell’orchestra. Il rapporto che nascerà tra le due donne metterà in luce il loro diverso modo di vivere il Lager e la diversa “necessità” di fare musica. Per Fania, la musica è un mezzo per sopravvivere, e sopravvivere significa testimoniare; per Alma, la musica è il fine alto su cui ha costruito tutta la propria identità umana e intellettuale e null’altro le importa se non tendere caparbiamente verso la sublimità dell’arte, non curandosi degli effetti collaterali delle proprie azioni. Ripercorrendo passo passo il lucido diario di Fania, si è cercato di dar vita a una sorta di drammatico e toccante “oratorio” sulla sofferenza umana e sulla volontà di riscatto.