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L’Ausl visita il carcere di Reggio Emilia dopo segnalazione Garante regionale detenuti su assenza riscaldamento

carcere_3Era la fine di novembre quando, durante una visita agli istituti penitenziari di Reggio Emilia, la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, aveva rilevato l’inadeguatezza delle condizioni di vita determinate dal malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento, accogliendo la segnalazione collettiva da parte delle detenute: in tutto il carcere, ma in particolar modo nella sezione femminile, i termosifoni risultavano spenti o a bassissima temperatura.

I tecnici della prevenzione del servizio di igiene e sanità pubblica dell’Ausl locale, accogliendo una richiesta della figura di garanzia dell’Assemblea legislativa, hanno effettuato un sopralluogo straordinario lo scorso 21 dicembre, e l’esito ha confermato quanto segnalato da Bruno: le temperature ambientali rilevate nelle aree della detenzione dell’istituto sono molto al di sotto della percezione di “benessere termico”, confermando il disagio lamentato dalle detenute e dai detenuti.

Addirittura nelle celle della sezione femminile si sono rilevate temperatura tra gli 11,1 e i 13,4 gradi, con risultati poco migliori per gli uomini, nei cui spazi si sono registrati tra i 14,5 e i 15,8 gradi. Tutto ciò in un periodo che risulta essere eccezionale rispetto alla stagione invernale: la temperatura esterna era registrata compresa tra gli 8 e i 10 gradi di giorno e mai sotto zero la notte.

D’altra parte le detenute riferiscono che “i radiatori termici si accendono solo due volte al giorno per un tempo massimo di un’ora, alle 6 e alle 16, mentre di notte risultano freddi”.

E infatti, già mesi fa la Garante aveva parlato di “detenute costrette a coprirsi a strati con più coperte e a soggiornare in una unica saletta dove viene acceso un piccolo calorifero a corrente elettrica, abbracciate alle borse dell’acqua calda”, e quindi “allo stremo della sopportazione e preoccupate per la rigidità della temperatura esterna che ancora deve arrivare”. Le difficili condizioni di permanenza nel carcere con profili di trattamento inumano e degradante erano state allora puntualmente segnalate all’Azienda sanitaria competente per la vigilanza negli Istituti di Reggio Emilia, oltre che all’amministrazione penitenziaria e al sindaco della città. Peraltro, ricorda Bruno, la stessa Direzione degli istituti penitenziari aveva già segnalato la disfunzione al Provveditorato regionale alle carceri.

La relazione conclude anticipando la richiesta ai ministeri ed enti competenti di “celere ripristino delle migliori condizioni microclimatiche, con particolare cura rivolta alla tutela delle salute delle persone sottoposte a limitazione della libertà personale, in particolare per le donne”. Verranno suggerite, scrivono i tecnici dell’Ausl, anche verifiche con termotecnici per la valutazione di interventi necessari per poter garantire idoneo confort termico sia per i detenuti che per il personale penitenziario.

La Garante, riconoscendo ai servizi tecnici dell’Asl “tempestività e precisione di intervento”, auspica che “quanto prima vengano garantite le condizioni minime di vivibilità all’interno delle celle e delle aree comuni, preludio di un intervento strutturale definitivo e risolutivo”.

















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