L’episodio di Vignola non è una ragazzata, e sarebbe sbagliato derubricarla come tale. E’ un episodio molto grave per quello che significa negli aspetti culturali ed educativi. Come ho rilevato ieri in occasione della bella iniziativa “moschea aperta” a cui ho preso parte alla Casa saggezza misericordia e convivenza insieme al vescovo.
Non entro nelle vicende giuridico/penali: sarà la magistratura a stabilire se e quali reati siano stati posti in essere. Credo però che a tutti noi spetti il compito di interrogarsi e capire se l’episodio sia una spia di fenomeni più profondi e diffusi.Certo, a monte ci sono le gravi incertezze dell’Europa sulla immigrazione e la politica estera, e soprattutto l’assurda e ormai insostenibile sordità in materia di politiche di sviluppo e di piena occupazione, senza le quali le ingiustizie e i pericoli sono destinati a crescere. Ma abbiamo il dovere di guardarci in casa con più attenzione e severità, sia per quanto riguarda l’efficacia delle politiche di indagine e repressione, che di integrazione ed educazione delle nuove generazioni (spesso più permeabili anche dalle idee dei seminatori di odio). E da questo punto di vista non v’è dubbio che è necessario un impegno maggiore, congiunto, di istituzioni e società civile a fianco delle scuole di ogni ordine e grado.Ma, in questo momento specifico, sento il dovere di rivolgere un richiamo di attenzione e di impegno straordinario alle famiglie e alle comunità straniere, e prima di tutto a quelle di religione islamica, presenti sul nostro territorio. Tocca prima di tutto a loro capire e prevenire i comportamenti a rischio. Tocca prima di tutto a loro isolare e educare le teste calde, e dialogare con le istituzioni e le forze dell’ordine per prevenire ed evitare azioni che, anche se non sfociano nel peggio, generano paura e odio, ostacolando la convivenza e l’integrazione. Aiutiamoci, nel nome della libertà e della pace.
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