Reggio Emilia ha ricordato questa mattina il 72° anniversario della morte di Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, i sette fratelli Cervi, e Quarto Camurri, nel giorno in cui ricorre l’anniversario del loro eccidio, accaduto il 28 dicembre 1943, nel poligono di tiro cittadino, per mano dei fascisti.
Le figure degli antifascisti e il valore storico del loro gesto sono state ricordate nel corso di una cerimonia che si è svolta nel luogo dell’eccidio, in via Paterlini, nella zona del Tribunale, dove si trovava il Poligono di tiro, alla quale hanno preso parte il vicesindaco di Reggio Emilia Matteo Sassi, il presidente dell’Anpi reggiana Giacomo Notari, la presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani e la vicepresidente del Senato della Repubblica Valeria Fedeli.
“La memoria dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri – ha detto il vicesindaco Sassi – ci ricorda l’attualità del antifascismo, una parola quanto mai giovane, che non appartiene solo al passato ma deve essere mantenuta viva nel nostro presente. Nelle scorse settimane abbiamo visto il verificarsi di diversi episodi di natura fascista, che avevano l’obiettivo di intimidire esponenti politici e non solo, come il Pd e la Caritas. Accanto a questi fenomeni di rigurgito fascista, tuttavia, si sta facendo strada un nuovo fascismo, che sembra meno minaccioso e per certi aspetti più mite, dietro al quale, nascosto dal populismo e dal qualunquismo, si cela un messaggio di intolleranza, il cui obiettivo è quello di attualizzare disvalori quali il razzismo e l’oppressione dei più deboli, e arrestare il movimento dei diritti civili e sociali e dunque anche l’emancipazione dell’uomo, che resta il grande fine della politica in ogni epoca e ogni tempo. Tutto queste ci fa capire perché la parola antifascismo sia oggi quanto mai attuale e quanto sia importante non lasciarci intimidire.
“Una politica democratica e progressista, che ha a cuore i principi della Costituzione – ha concluso il vicesindaco – deve guardare avanti e gettare le basi per un futuro che sia democratico, capace di accogliere e consegnare la libertà a tutte e a tutti. Come ripeteva Alcide Cervi, dopo un raccolto ne viene altro: perché ci sia un buon raccolto, tuttavia, deve esserci una buona semina. Questo è dunque il tempo di seminare bene, per evitare che l’intolleranza germogli e generi quei germi di vecchio e nuovo fascismo che rischiano di fare male alla democrazia e, in primo luogo, al futuro dei giovani”.
La mattina è poi proseguita con la lettura dello scritto “Lettera dal 1943 al futuro”, realizzato da Sorana Matei, della classe 3°P del liceo economico sociale “Matilde di Canossa” nel percorso “Radici nel futuro 2014-2015”.