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Primo appuntamento ieri con l’iniziativa che fa dialogare Costituzione italiana e patrimonio culturale islamico

È necessario “favorire l’espressione del culto anche tra i detenuti di fede musulmana senza improvvisazioni e in sicurezza”, perché “sono i diritti umani il veicolo per superare le diversità di religione e di lingua” e per farlo bisogna “introdurre un elenco o albo per gli imam ammessi agli istituti penitenziari, come già proposto dalla stessa comunità islamica nell’ambito della Consulta per l’islam presso il ministero dell’Interno e condiviso dagli operatori di settore”. 

A ribadirlo è Desi Bruno, Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, che ieri è intervenuta durante la prima lezione del secondo corso “Diritti Doveri Solidarietà – La Costituzione italiana in dialogo con il patrimonio culturale arabo-islamico”, una esperienza pilota a livello nazionale promossa all’interno del carcere Dozza di Bologna dall’Assemblea legislativa insieme al Centro per l’Istruzione degli adulti metropolitano. A partire dal confronto tra la Costituzione italiana e quelle nate nei Paesi della “Primavera araba”, l’iniziativa intende promuovere la conoscenza e il dialogo tra i rispettivi patrimoni religiosi e culturali, nel segno del rispetto dei diritti umani e della pacifica convivenza.

Erano più di 100 i detenuti presenti all’incontro, uomini e donne, italiani e stranieri: molti di loro hanno preso la parola specificatamente per ribadire “una netta presa di distanza dai fatti criminali commessi in nome della religione, come quelli recenti di Parigi”. A questo proposito, hanno anche voluto sottolineare “l’equilibrio sin qui dimostrato dalle Istituzioni della giustizia francese nell’affrontare questa terribile esperienza”. Anche la direttrice del carcere, Claudia Clementi, si è concentrata sugli attacchi terroristi nella capitale francese e sulle reazioni che hanno provocato, stigmatizzando la “ricerca strumentale di notizie ad effetto che si è aperta in questi ultimi giorni, in particolare rispetto a possibili reazioni in carcere, soprattutto da parte di detenuti stranieri, in favore delle azioni terroristiche parigine, che invece non si è affatto avuta”.

Durante l’incontro, dedicato al Nobel per la Pace 2015 assegnato al Quartetto del dialogo protagonista della stagione di riforme in Tunisia, sono intervenuti anche Ignazio de Francesco della comunità di Monte Sole, ideatore e coordinatore del corso, Adnane Mokrani, professore al Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica, Paolo Branca, ricercatore in islamistica all’Università cattolica di Milano, e Yassine Lafram, mediatore culturale e coordinatore della comunità islamica bolognese. Durante la lezione è stato poi proiettato un video della deputata tunisina Imen Ben Mohamed, che in un discorso al giovane Parlamento del suo Paese enfatizzava la centralità dell’effettiva tutela delle libertà e dei diritti delle donne come motore di cambiamento sociale e l’importanza dei distinti ruoli dei rappresentanti eletti, delle forze economiche, dei sindacati dei lavoratori, delle associazioni dei cittadini per il funzionamento dello stato democratico.

















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