“Eat Art”. Questo il titolo della conferenza aperta a tutti che si svolge giovedì 12 novembre alle 18 nella sala grande di Palazzo S. Margherita in corso Canalgrande 103 a Modena. Relatore è Antonio d’Avossa, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia internazionale di Belle Arti di Brera a Milano e co-curatore della mostra dedicata a Daniel Spoerri, allestita fino al 31 gennaio 2016 nelle due sedi espositive della Galleria civica di Modena: Palazzo Santa Margherita e Palazzina Vigarani dei Giardini Ducali.
Antonio d’Avossa (1951), oltre che docente è critico d’arte e ha curato numerose mostre in Italia, in Europa e in America. È stato redattore capo della rivista “Cimal” e redattore scientifico per diverse riviste d’arte europee. Ha pubblicato numerosi saggi e volumi, fra cui “Joseph Beuys. L’immagine dell’Umanità” (Milano, 2001); “Fluxus una rivoluzione creativa” (Chiasso-Città del Messico 2012); “Art is Food. Food is Art” (Milano 2013).
Introdurrà il pubblico alla complessa galassia di contenuti che gravitano attorno, e allo stesso tempo sostanziano, la Eat Art. “Eat Art è un’espressione intraducibile – scrive lo studioso e critico nel saggio in catalogo – ogni tentativo o forma di traduzione […] sarebbe come una parte per il tutto, come un solo antipasto per un intero menu. […] è intraducibile perché coniata da un artista che in prima persona raccoglie la testimonianza di un atto rituale che appartiene, nelle sue straordinarie diversità, alla sfera culturale di tutti i popoli, di tutte le culture, infine di tutte le epoche, di ogni stato sociale, religioso e politico”.
Dalla prima mostra alla Galleria Koepke a Copenhagen (1961) che Spoerri intitolò “Epicerie” (negozio di prodotti alimentari), ai resti dei pasti intrappolati nei “tableaux-pièges” (quadri trappola), fino alle opere dei giorni nostri, un viaggio sul filo teso fra arte e vita sul quale l’artista si è tenuto in bilico per tutta la sua carriera.
“Daniel Spoerri – prosegue d’Avossa – come archeologo della quotidianità, della modernità, e certamente anche della postmodernità, ci ha abituati anche a catalogare, e a classificare i resti delle azioni compiute da persone comuni nel pieno della loro soddisfazione dei bisogni primari”. Se i resti del pasto fossero stati buttati “tutto questo sarebbe andato perduto, come il tempo del niente, come un tempo inutile, senza quella grande invenzione visiva, reale, simbolica, umanistica, assurda, collaborativa, disordinata, sporca, casuale, mortale, sistematica… che rappresentano per l’arte contemporanea i “tableaux-pièges” di Daniel Spoerri. Il maestro svizzero è “il più grande ‘cosista’ della contemporaneità, con tutta la sua opera ci consegna la grande precarietà visiva delle cose e del loro essere dentro la nostra vita, di tutti i giorni e di tutte le realtà”.
Realizzata e coprodotta dalla Galleria civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena con il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) la mostra “Daniel Spoerri. Eat Art in transformation”, curata da Susanne Bieri, Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini è dedicata all’opera dell’artista svizzero Daniel Spoerri (1930) in relazione alla corrente della Eat Art.
La mostra è visitabile gratuitamente da mercoledì a venerdì dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 19 a orario continuato; è chiusa al lunedì e martedì.
Per informazioni: Galleria civica di Modena, tel. 059 2032911, (www.galleriacivicadimodena.it).