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Modena: studio su patologie epatiche e donne in menopausa

Erica-VillaLe donne in menopausa con malattia da accumulo di grasso hanno un rischio maggiore di sviluppare fibrosi e cirrosi epatica rispetto alle donne in età fertile. Lo stabilisce uno studio realizzato da ricercatori del Dipartimento Chirurgico, Medico, Odontoiatrico e di Scienze Morfologiche con interesse Trapiantologico, Oncologico e di Medicina Rigenerativa di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, coordinati dalla prof.ssa Erica Villa, realizzato in collaborazione coi colleghi delle Università di Palermo, Torino, Fondazione Ca’ Granda, Milano e Università Cattolica di Roma.

L’importanza di questa scoperta è sottolineata dall’attenzione prestatale dalla rivista scientifica internazionale open access Disease Models & Mechanisms, che nello scorso numero  (settembre 2015) vi ha dedicato la copertina.

Nell’articolo dal titolo “Ovarian Senescence Increases Liver Fibrosis in Humans and Zebrafish with Steatosis” i ricercatori analizzano le forme patologiche epatiche da accumulo di grasso, cosiddette NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease), categoria sotto la quale vengono inserite le più comuni malattie croniche del fegato nei Paesi occidentali, dalla steatosi epatica alla fibrosi avanzata, dalla cirrosi al tumore (HCC).

Per questo studio è stato utilizzato lo zebrafish, piccolo pesce vertebrato, comunemente usato come modello nella ricerca biomedica, perché dotato di un metabolismo molto simile a quello umano.

Nel modello sperimentale, lo zebrafish è stato sottoposto ad un regime di iperalimentazione, rilevando come negli animali si verifichino gli stessi fenomeni di invecchiamento presenti nell’Uomo e che le femmine vanno incontro ad una riduzione dei livelli ormonali, con lo sviluppo di forme di senescenza ovarica spontanea, come nella menopausa umana.

Questa osservazione ha consentito di mettere in luce come le donne in menopausa, rispetto alle donne in età fertile, abbiano una maggiore prevalenza di alterazioni metaboliche e un conseguente aumentato rischio di sviluppare fibrosi e cirrosi epatica.

“In questo studio – ha dichiarato la prof.ssa Erica Villa, docente di Gastroenterologia presso Unimore – abbiamo dimostrato che nello zebrafish si verificano gli stessi fenomeni di invecchiamento presenti nell’uomo. Questo offre un ottimo modello per analizzare la storia naturale delle malattie che risentono degli influssi ormonali e, allo stesso tempo, per verificare interventi terapeutici mirati. Nello zebrafish, l’iperalimentazione si è dimostrata infatti sufficiente ad indurre lo sviluppo di steatosi e di fibrosi epatica a dimostrazione del fatto che la menopausa rappresenta una fase in cui aumenta significativamente il rischio di sviluppo di una severe fibrosi nelle pazienti con NAFLD.

















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