La sempre più diffusa presenza di lupi nella nostra collina è stata al centro ieri, nella sede dell’Ambito territoriale di caccia (Atc) 3 di Albinea, di un incontro – richiesto dai sindaci di Casina e Carpineti – al quale hanno preso parte, tra gli altri, i comandanti di Polizia provinciale e Corpo forestale dello Stato nonché tecnici del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Nel corso dell’incontro, sono state manifestate diverse preoccupazioni sull’impatto che la specie sta avendo sulla popolazione e sul sorgere di un sentimento di paura diffuso tra chi frequenta il territorio rurale, nonché tra i residenti.
In particolare, gli amministratori dei Comuni di Baiso, Carpineti e Casina hanno riportato diverse segnalazioni di predazioni subite dai propri concittadini a danno del patrimonio zootecnico o degli animali da affezione, mentre i rappresentanti degli agricoltori (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) hanno segnalato ‘assalti’ anche agli animali da allevamento, lamentando il fatto che i risarcimenti previsti dalla Regione Emilia-Romagna riguardano solo una parte limitata delle predazioni, non tutelando così quelle realtà produttive che già lavorano in un territorio difficile. I rappresentanti delle associazioni venatorie hanno infine riportato casi di predazione sugli ausiliari impegnati nella caccia, nonché il pesante impatto dei lupi sulle altre specie selvatiche del territorio.
Nel corso dell’incontro si sono quindi approfonditi la storia della presenza del lupo sul nostro territorio (da sempre presente fino all’inizio del Novecento, poi scomparso e ritornato gradualmente risalendo l’Appennino), il suo status giuridico di specie particolarmente protetta e quindi non contenibile numericamente e il comportamento normale di questi animali, soffermandosi in particolare su quanto sia realistico attendersi in termini di diffusione e di possibili predazioni.
Pur sfatando alcuni aneddoti che non hanno fondamento (tipo aggressioni a fungaioli a Bologna e Piacenza mai verificatesi), si è riconosciuta la pericolosità del lupo che comunque, sebbene non si abbiano notizie di attacchi all’uomo nel nostro Paese da circa un secolo, potenzialmente rimane. Tuttavia, le preoccupazioni riportate su possibili aggressioni alle persone che frequentano il territorio rurale sono apparse, dati statistici alla mano, non fondate.
Dopo aver a lungo dibattuto su temi come l’eventuale effetto pratico di ipotetici piani di controllo, l’implicazione sul comportamento di casi di ibridazione lupo-cane e l’incidenza del randagismo canino sulla diffusione dei lupi, si è preso atto che la presenza del lupo è importante e relativamente recente e comporta giocoforza che chi vive in questi territori modifichi rispetto al passato i propri comportamenti per tutelare maggiormente il patrimonio zootecnico e gli animali da affezione. Si tratta di un processo di adattamento da parte della popolazione che richiederà tempo e un continuo lavoro di informazione.
Si è infine condivisa l’inadeguatezza del sistema di risarcimenti previsto dalla Regione – sottolineando l’opportunità di chiedere che vengano estesi anche agli animali da affezione, a quelli di bassa corte e agli ausiliari dei cacciatori – nonché la volontà di continuare a collaborare, anche con un ulteriore incontro, per individuare le possibili forme di gestione che possano produrre un equilibrio accettabile tra le esigenza di tutela della specie e quelle della popolazione e dei suoi beni.