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In concomitanza all’avvio della discussione in Regione, il Comitato “Salviamo le Cicogne” esprime le sue preoccupazioni

Benedetta-Elisabetta-AgneseIl Comitato Salviamo le Cicogne vuole intervenire su alcuni punti ancora poco chiari rispetto all’attuale situazione del Punto Nascite di Castelnovo Monti, riportando peraltro numerose domande che la cittadinanza si sta ponendo in questo periodo oscuro.

Oggi, 13 ottobre, in Regione dovrebbero aver cominciato a discutere delle ormai celebri linee guida per il riordino dei Punti Nascite. Il Comitato si augura che il Presidente Bonaccini faccia rispettare la voce dei 50 Consiglieri Regionali, di tutti i gruppi politici, che hanno firmato quella Risoluzione in cui la Regione si impegnava a preservare e mantenere questi servizi, considerati essenziali, nelle zone disagiate, quali la montagna. Se cosi non fosse, vorrebbe dire che il Presidente non ci terrebbe poi tanto a far rispettare le regole base della democrazia, e questo ci parrebbe piuttosto grave.

A proposito del Mire: all’incontro pubblico del 4 settembre i Consiglieri Regionali hanno dichiarato che la nuova costruzione non sarà dannosa al Punto Nascite di Castelnovo, bensì sarà rafforzativa del servizio in quanto garantirà una migliore gestione delle emergenze. Noi ci chiediamo: quante partorienti prevedono? Quanti posti letto conterà? Esiste uno studio o un piano di previsione di ospiti e di costi? Il numero delle partorienti che già dispongono del Punto Nascite all’interno dell’ospedale Santa Maria Nuova è talmente alto da giustificare una cosi imponente novità? Oppure dovranno per forza di cose essere dirottati nella nuova struttura i parti di tutte le donne della Provincia? Le spese previste ammontano, finora, a 25 milioni di euro totali, chi ci garantisce che tale spesa non aumenti in corso d’opera? Pensiamo che i soldi investiti in questa struttura d’eccellenza potevano essere indirizzati alle piccole realtà della Provincia, garantendo cosi tutti i servizi anche ai cittadini della montagna al pari dei cittadini di Reggio Emilia, invece di implementare là dove non ce n’è bisogno. Piove sempre sul bagnato? Perché? Qual è lo scopo, il disegno nascosto?

Inoltre, come funzioneranno le nuove assunzioni? Tramite agenzie o cooperative? Ci saranno dei trasferimenti o licenziamenti del personale? Gli stipendi saranno ridotti? I sindacati non dicono nulla?

Molti cominciano, finalmente, a temere per la tenuta dell’intero Ospedale, cosa che preoccupa moltissimo anche il Comitato: il nostro Punto Nascite non raggiunge gli standard prefissati e nei prossimi anni si potrebbe stabilire questo tipo di standard anche per gli altri reparti, che non godono di numeri particolarmente elevati. Nei prossimi anni, che ne sarà dunque del nostro Ospedale? E di questo, i sindaci della montagna, non sono affatto preoccupati? Da giugno, da quando hanno firmato il documento unitario, il nulla. A noi, come Comitato, è stata data la possibilità di confrontarci solo ed esclusivamente con il sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini, e il sindaco di Toano, Vincenzo Volpi, e i rispettivi Consiglieri Comunali, di maggioranza e minoranza. E gli altri? Neppure una dichiarazione sui giornali, un progetto, un’iniziativa. Il nulla. Non sono preoccupati per la situazione delicata in cui navighiamo? Non li sfiora neppure il timore di essere additati come corresponsabili della perdita di questo servizio (e chi tra questi sindaci c’era già nel 2010, sarebbe naturalmente additato come responsabile, senza se e senza ma) e del preoccupante disegno di smantellamento dell’Ospedale che c’è dietro? Dove sono, adesso che avremmo bisogno più che mai delle forze di tutti?!?

Siamo state accusate di populismo, ma chi parla di mancanza di sicurezza senza fondatezza e alimenta paura nelle partorienti senza aver dati certi di mala sanità, che cosa fa?

(Il Comitato Salviamo Le Cicogne)

 

Nell’immagine: Benedetta Baroni, Elisabetta Paroli, Agnese Lazzari
















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