Dato il successo di pubblico, già riscontrato nella prima Domenica di Ottobre, viene ampliata la fascia di apertura della bella Mostra Minerva Medica, dedicata alla storia dello straordinario Sito archeologico di Montegibbio, presso al Paggeria di Piazzle Della Rosa, che comprenderà anche i prossimi due Sabati pomeriggio: dalle 15.30 sino alle 19.00. L’apertura è assicurata da una tirocinante addetta all’accoglienza in occasione dell’Expo, Martina Maldera.
Nelle epigrafi latine di età romana rinvenute in Aemilia, Minerva, oltre ad essere invocata dai devoti come dea Sanctissima ed Augusta, è ricordata come Minerva Memor e Medica. Memor perché ricorda le preghiere e ammonisce i fedeli, Medica perché cura i propri fedeli grazie ai benefici influssi delle acque, dei fanghi e delle polle di petrolio che le sono consacrati.
Minerva Medica è una mostra incentrata sul culto della dea e sui reperti recuperati in un santuario romano a lei dedicato rinvenuto a Montegibbio, nelle prime colline di Sassuolo, nel modenese, non lontano dal fenomeno geologico tuttora visibile e attivo delle “salse di Nirano”. L’eccezionalità del sito di Montegibbio risiede infatti non solo nel carattere cultuale dell’insediamento ma nella possibilità di leggere una serie di fenomeni catastrofici legati al vulcanesimo di fango, noto con il nome di “salse”.
L’origine delle Salse è antichissima: note a Celti ed Etruschi, citate da Plinio e più tardi da Solino, con i Romani diventeranno luogo di culti di sanatio connessi a cure e trattamenti terapeutici e alle divinità femminili legate del mondo sotterraneo e alle forze sismiche o vulcaniche
In area padana, i Romani accreditano alla dea Minerva le prerogative tipiche di divinità femminili di origine celtica, in particolar modo quelle legate alle acque salutari e al loro potere terapeutico (da cui l’epiteto Minerva Medica).
La presenza nel sito di paleo-vulcani di fango ha motivato in età antica il culto religioso legato alle acque e alle manifestazioni ctonie in senso lato, incentrato sul culto della dea Minerva.
A Montegibbio il nome della dea appare inciso sul vasellame deposto dai fedeli, in un caso integralmente come dedica, più spesso solo con la M iniziale o la doppia MM di Minerva Medica o Memor.
Gli oggetti rinvenuti a Montegibbio testimoniano una frequentazione del sito già nell’età del Rame e in epoca celtica. Il sito si struttura poi come santuario a partire dal II sec. a.C. fino agli inizi del II sec. d.C. Il vasellame viene usato per libagioni e banchetti; gli oggetti dedicati alla dea sono modesti e di uso comune e alcuni di essi richiamano le caratteristiche divine di Minerva, Medica e protettrice delle attività artigianali.
Delle prime strutture del santuario (II sec. a.C.) si conserva la porzione di un grande recinto che probabilmente delimitava la “salsa di Minerva”.
Dopo la distruzione di queste strutture di età repubblicana, causata da un evento catastrofico naturale, alla metà del I sec. a.C. gli spazi del santuario vengono ridistribuiti: l’edificio è strutturato in più ambienti, con una serie di stanze con pavimenti a mosaico (opus signinum) che delimitano un cortile interno, e una scala esterna che conduce alla “salsa di Minerva”, ancora attiva. Il santuario è anche dotato di una propria fornace per la cottura di laterizi, vasellame e statuette fittili.
In seguito a una nuova distruzione dell’area sacra, anche questa dovuta a un cataclisma naturale agli inizi del II sec. d.C., il sito viene abbandonato.
A partire dal III sec. d.C. viene costruita una casa colonica, il cui pozzo attinge acqua nello stesso punto in cui prima si venerava la “salsa di Minerva”.
La mostra è accompagnata da pannelli esplicativi e da un video che propone la ricostruzione tridimensionale del santuario e racconta il valore storico di questo sito e le cause del suo abbandono.
L’esposizione vuole illustrare i dati più recenti dell’attività di ricerca archeologica e geologica a Montegibbio e divulgare quanto emerso dagli studi degli archeologi, geologi e botanici che in questi quasi 10 anni si sono dedicati alla scoperta e allo studio del Santuario di Minerva, sorto in prossimità di polle d’acqua salutifere e più volte distrutto da eventi catastrofici.
Particolarmente interessanti i contributi che ci arrivano dai testi antichi. Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) ricorda infatti un evento catastrofico naturale avvenuto nel territorio modenese riconducibile all’esplosione di una “salsa” mentre Solino (III-IV sec. d.C.) ci descrive le salse osservate nel territorio di Agrigento, nel famoso campo noto come “Maccalube”. I vulcani, le pozze di fango, le fuoriuscite di petrolio (bitume) e di gas metano, sono considerati veicoli tra gli dei e i fedeli, punto di contatto tra il mondo umano e quello sotterraneo. Un legame perfettamente attestato nel santuario romano dedicato a Minerva Medica rinvenuto a Montegibbio.
Si confermano inoltre le aperture per le fiere d’ottobre (domenica 11 e domenica 18) e la visita guidata gratuita alle 11, nelle mattinate dell’11 e 18 ottobre, a cura della Dott.ssa Guandalini (Archeomodena, direzione direzione scavo) e della Dott.ssa Chiara Montecchi (Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica dell’Università di Modena e Reggio Emilia), mentre per le visite infrasettimanali, resta valida l’indicazione di telefonare all’URP, (0536 1844801) per la prenotazione della visita.