In questi giorni si sono sprecate le metafore calcistiche nel descrivere lo stato della trattativa sulla riforma della contrattazione. Susanna Camusso ha detto che il comportamento di Squinzi, che ha annunciato l’abbandono del tavolo da parte di Confindustria, ricorda quello dei bambini che si arrabbiano e portano via il pallone. Squinzi non ha negato, ma ha precisato che lo ha fatto perché si era accorto che il pallone era sgonfio.
A questo punto il Segretario della Cgil ha espresso stupore per una decisione che, rinunciando al ruolo delle parti sociali, vorrebbe affidare ad un soggetto terzo, il Governo, il compito di decidere su una nuova struttura della contrattazione. Anche qui si è utilizzata una metafora calcistica, quella del presidente della squadra di calcio che tifa per un’altra squadra.
Sono seguite le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Poletti, che ancora una volta avalla le posizioni di Confindustria, non esprimendosi sui motivi dello stallo, ma confermando la sostanziale coincidenza di vedute tra Governo e Confindustria.
La Cgil è stata molto chiara nell’evidenziare la necessità che prima della discussione sul modello contrattuale, o comunque accanto ad essa, occorre procedere al rinnovo dei CCNL aperti.
Oggi nel nostro paese ci sono oltre 9 milioni di lavoratori privi della copertura della contrattazione nazionale o in attesa di rinnovo. Per Poletti, come per Squinzi, non ha evidentemente alcun rilievo l’urgenza di rinnovare i contratti nazionali di molti milioni di lavoratori e lavoratrici, migliorandone il reddito e contribuendo al rilancio dei consumi.
Questo è l’asse del ragionamento che andrebbe affrontato con serietà e qui si sta delineando una frattura profonda con Confindustria e con il Governo: perdura infatti l’idea che il lavoro, e le sue condizioni, debbano essere una variabile dipendente dalle condizioni finanziarie e di mercato, perdura l’idea di affrontare una fase come questa indebolendo i diritti dei lavoratori (come avvenuto con il Jobs Act), ma anche le loro condizioni salariali.
Perdura l’idea che gli investimenti, l’innovazione e la ricerca, la formazione e la qualificazione professionale non siano l’elemento su cui scommettere e confrontarsi con i lavoratori e le loro rappresentanze.
Semplicemente si preferisce pensare che i salari debbano essere abbassati o definiti per legge, lasciando ancora più solo il mondo del lavoro.
Le dichiarazioni di Poletti (già Presidnete di Legacoop) sono un’invasione di campo in una trattativa complessa e nascondono l’intenzione di azzerare il ruolo delle parti sociali.
La storia delle relazioni sindacali, pur con errori e mancanze, è quella che ci ha comunque consentito di affrontare con la contrattazione (e senza derive pericolose) una crisi senza precedenti che ha cambiato e cambierà il nostro sistema produttivo ed economico .
Con le sue dichiarazioni Squinzi decide unilateralmente che questa storia è finita. Diciamo con franchezza che le scelte unilaterali hanno il fiato corto.
Sarebbe interessante che anche oggi, giorno in cui è prevista la partecipazione di Renzi a Modena a una riunione di lavoro della Ferrari Spa con un gruppo di investitori stranieri, qualcuno affrontasse queste tematiche con il presidente del Consiglio, sostenitore di quel Marchionne che ha scelto di non applicare una sentenza della Corte Costituzionale, lasciando fuori dal confronto la Fiom/Cgil ampiamente rappresentativa dei lavoratori in Fca, Cnh, Ferrari e Maserati.
Sarebbe interessante che qualcuno ricordasse che se il territorio modenese ha grandi imprese, distretti che competono nel mondo, è anche grazie al ruolo giocato dai lavoratori e dalle loro rappresentanze.
Confindustria deve sapere che la Cgil non rinuncerà a ricercare soluzioni per via negoziale ma, al contempo non è intenzionata ad assistere passivamente alla costruzione di una “riforma Frankestein” che non sarebbe funzionale nel Paese e che scaricherebbe tutte le proprie inadeguatezze come un macigno sulle schiene di lavoratrici e lavoratori.
Il Governo deve sapere che se dovesse proseguire nell’intenzione di ricopiare in una Legge i contenuti confindustriali (l’abolizione dei contratti nazionali e la riduzione dei salari) non potrà che ottenere una forte e generale risposta del mondo del lavoro.
(Tania Scacchetti, Segretario Generale CGIL Modena)