Nei mesi di marzo e aprile 2015, nel territorio di competenza del Centro per l’impiego di Modena, sono stati 550 i posti di lavoro trasformati da tempo determinato a tempo indeterminato, con un aumento del 57,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014, quando le trasformazioni erano state 350. Il dato è stato annunciato in Consiglio comunale, giovedì 21 maggio, dall’assessora al Lavoro Ingrid Caporioni che ha risposto a un’interrogazione del consigliere Antonio Montanini sulla ricaduta sul territorio modenese del Jobs Act.
“È ancora prematuro parlare di inversione di tendenza sul piano occupazionale – ha commentato l’assessora Caprioni – ma il dato sui contratti a tempo indeterminato è positivo anche se, rispetto al 2014, si è registrata, nello stesso ambito territoriale, una diminuzione complessiva delle assunzioni pari al 2,4 per cento. La tipologia di contratto più usata – ha proseguito – rimane ancora il tempo determinato. Sono in aumento i contratti di lavoro domestico e occasionale, mentre calano quelli di apprendistato, intermittente e a progetto. È chiaro che leggi e decreti non sono sufficienti se non si rafforza la ripresa economica”.
L’assessora Caporioni ha poi proseguito ricordando gli interventi che l’Amministrazione ha attuato dall’inizio della legislatura per investire sulla crescita economica e sociale di Modena. Tra questi, il Tavolo per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che coinvolge tutti gli attori economici e sociali del territorio; la nascita del Tecnopolo di Modena, pensato per far incontrare aziende e laboratori universitari e generare innovazione, rafforzando la competitività e agganciando la ripresa; lo “Sblocca Modena” e la riqualificazione del comparto R-nord; gli interventi legati a Expo.
L’interrogazione è stata trasformata in interpellanza su richiesta di Grazia Barcchi (Pd). Aprendo gli interventi, Marco Malferrari (Pd) ha ricordato l’anniversario dell’approvazione dello Statuto dei lavoratori. “Quella riforma – ha detto il consigliere – ha garantito un progresso sociale, con il Jobs Act si cambia, in parte in peggio, la tutela del lavoro in particolare per i giovani o per coloro che devono ricollocarsi, cui il nuovo sistema preclude la possibilità di far valere i propri diritti, e si corre il rischio di non raggiungere i risultati voluti”.
Per Marco Cugusi (Sel) “questo Paese non aveva bisogno di una riforma come quella del governo Renzi, aveva bisogno di politiche industriali. Nell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori c’era l’architrave del diritto del lavoro e Renzi è riuscito a manometterlo con la favoletta che così si crea occupazione”.
Secondo Marco Bortolotti (M5s) oggi c’è una situazione di precarietà, “chi viene assunto negli ipermercati e nelle medie distribuzioni non ha un contratto a tempo indeterminato, ma uno precario. Non è detto che l’impulso che è stato dato sia positivo, potrebbe avere un impatto che saremo in grado di valutare solo tra un po’ di anni”.
Nella replica il consigliere Montanini si è dichiarato non soddisfatto della risposta: “L’elenco di azioni riportato dall’assessora va nella direzione del mondo dei lavoratori e non di chi il lavoro lo deve dare. Non capisco perché si critica una norma come questa che ha la volontà di stabilizzare situazioni precarie. Comprendo – ha concluso il consigliere – la difficoltà di quest’amministrazione nel dimostrare che si è fatto qualcosa contro la disoccupazione, perché in realtà non si è fatto quasi nulla”.