Le immagini della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata il 13 gennaio 2012 sulle coste dell’Isola del Giglio dopo l’inchino fatale che causò la morte di 32 passeggeri, hanno colpito tutti.
Piegata su un fianco, la nave che ospitava a bordo 4229 persone, di cui 1013 membri di equipaggio e 3216 passeggeri, con le sue 114.000 tonnellate di stazza evocava lo spettro del disastro ambientale per una delle più belle coste d’Italia.
L’unico modo per salvaguardare il delicato ecosistema dell’Isola del Giglio era tentare il recupero del relitto, avvenuto con successo grazie anche alle competenze di una delle più importanti aziende del nostro territorio, Fagioli spa.
Come sia stato possibile effettuare questo complesso intervento lo spiegherà domani sera, giovedì 21 maggio, alle 19.30, presso l’Aula Magna dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (viale Allegri 9), l’ingegner Paolo Cremonini, chief operating officer di Fagioli Group, consigliere di amministrazione di Fagioli spa e responsabile dell’operazione, nel corso di una conferenza dal titolo “La Concordia e l’ingegno italico”.
I saluti di Brenno Speroni, presidente del Lions Club Sant’Ilario d’Enza, e di Riccardo Ferretti, presidente del Rotary Club Reggio Emilia, apriranno la serata che sarà introdotta da Anselmo Speroni, segretario del club Lions. L’ingegner Cremonini, grazie all’ausilio di un filmato, illustrerà quindi tutte le fasi del recupero, messa in sicurezza, trasporto e attracco al porto di Genova del relitto della Costa Concordia. Al termine sono previsti interventi e domande da parte del pubblico.
Quello della Costa Concordia è il più grande progetto di recupero navale della storia, interamente finanziato con fondi privati. Le operazioni per lo spostamento del relitto sono iniziate nelle acque dell’Isola del Giglio il 29 maggio del 2012 e si sono concluse il 27 luglio 2014 con il suo arrivo nel porto di Genova per la prima fase di smantellamento.
Pochi giorni fa, il 12 maggio, il relitto è stato spostato nell’area portuale dell’ex Superbacino, dove si darà seguito alla fase di demolizione definitiva che permetterà di recuperare circa 50mila tonnellate di acciaio di cui circa l’80% verrà riciclato.