Era scomparso da una settimana e anche la sua famiglia stava vivendo giorni di forte preoccupazione. E’ uno dei quattro ragazzini che il 23 aprile scorso erano stati arrestati dai carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce, su disposizione del tribunale per i minorenni di Bologna, perché considerati gli autori di almeno quattro rapine a coetanei affrontati nel percorso che da scuola porta alla stazione degli autobus, generalmente all’uscita dei sottopassi cittadini. L’adolescente il primo maggio scorso era fuggito dalla comunità terapeutica di Cesena in cui era stato rinchiuso dallo scorso mese di aprile in attesa del pronunciamento sulla vicenda giudiziaria da parte del giudice minorile. Una permanenza in comunità che ha anche una valenza educativa, ma di tutto ciò il 17enne se n’è fatto beffe: ha aggirato i controlli del personale della comunità romagnola, facendo perdere le proprie tracce.
Una fuga che ha subito allarmato anche i Carabinieri di Reggio Emilia Santa Croce che attivati dai colleghi di Cesena hanno effettuato controlli a “pressione” nei luoghi frequentati dal giovane, nelle abitazione degli amici e nella casa dei genitori mai persa di vista dai militari di Via Adua. Ed è proprio qui che questa mattina il giovane è ricomparso venendo fermato intorno alle 9,00 dai carabinieri che l’hanno arrestato in esecuzione del provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale per i minorenni di Bologna alla luce dell’illecita condotta tenuta dal 17enne.
“Pensavo non mi avreste mai preso” questa l’affermazione del ragazzino ai carabinieri che l’hanno fermato. Era sicuro di se tanto da aver deciso di spingersi sin nei pressi dell’abitazione dei genitori forse nell’intento di rassicurarli. Ora i Carabinieri di Via Adua proseguono le indagini per capire chi abbia aiutato il ragazzino durante la fuga e in cambio di cosa potendosi peraltro ravvisare il reato di sottrazione consensuale di minore.
Il ragazzo, come ricostruito dai Carabinieri reggiani, faceva parte di una baby gang (composta da quattro ragazzini fra i 16 e i 17 anni d’età) che agiva con serialità (accertati 4 episodi, avvenuti, l’autunno scorso, più o meno nella stessa zona). Con la stessa spavalderia con cui rapinavano i loro coetanei di telefonini e giacche di marca, poi postavano su Facebook la refurtiva sottratta: ostentando quegli oggetti status symbol ottenuti con la forza e la violenza. A chiudere il cerchio, dopo la denuncia arrivata da una vittima circa un episodio dello scorso mese di novembre, sono stati proprio i carabinieri della caserma di Santa Croce. Il copione era sempre lo stesso: si appostavano, individuavano “la vittima”, si avvicinavano. Poi, con una scusa, iniziavano a parlare fino a che trascinavano, con le buone o con le cattive, la vittima in disparte. A quel punto, scattava la rapina.