La commissione Territorio, ambiente, mobilità, presieduta da Manuela Rontini, ha avviato la discussione sulla proposta di Giunta che modifica i requisiti per l’accesso e la permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp) e la metodologia per il calcolo dei canoni di affitto, approvata dall’esecutivo regionale lo scorso 15 aprile. Sono stati presentati alcuni emendamenti dalle opposizioni, la commissione verrà riconvocata con la presenza della Giunta, la cui assenza, oggi, è stata oggetto di un confronto politico; i contenuti essenziali della delibera sono stati presentati dai tecnici dell’assessorato competente. Al termine della seduta, il consigliere Tommaso Foti (Fdi) è stato nominato il relatore del progetto di legge da lui stesso presentato, che intende modificare la L.r. 24/2013, che è poi quella su cui si inserisce la delibera di Giunta oggetto della discussione.
La delibera intende dare applicazione all’ordine del giorno approvato dall’Aula l’11 dicembre 2013, con il quale l’Assemblea legislativa ha impegnato la Giunta a sottoporle un atto finalizzato a perseguire l’equità, favorendo i processi di mobilità nell’utilizzo degli alloggi Erp; allo scopo, si affermava la necessità di ridurre la forbice tra il reddito di accesso all’Erp e quello di permanenza. Si chiedeva, inoltre, di garantire una fascia di protezione per l’area di maggior disagio sociale, adeguando gli strumenti di controllo per renderli maggiormente efficaci nel contrastare le false dichiarazioni, e di definire modalità più semplici e flessibili nel calcolo dei canoni di locazione.
Sul requisito del reddito, la proposta della Giunta è quella di identificare i nuclei familiari aventi diritto tramite il nuovo sistema di calcolo dell’Isee (Indicatore situazione economica equivalente), tendente a rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie. Poiché non sono ancora disponibili i dati che deriveranno dall’applicazione del nuovo sistema di calcolo dell’Isee, si rinvia la disciplina puntuale di questo requisito a un successivo atto di Giunta, da emanarsi entro un anno dall’entrata in vigore della delibera attualmente in discussione.
Il Gruppo Lega nord ha presentato emendamenti illustrati da Fabio Rainieri, Massimiliano Pompignoli e Stefano Bargi. Fra gli obiettivi, quello “di privilegiare le famiglie con figli minori” e di “tenere conto dei reali carichi familiari. Il nucleo familiare richiedente dovrebbe altresì certificare lo stato dei beni posseduti nel Paese d’origine, nel caso di cittadini stranieri, e si dovrebbe prevedere un requisito aggiuntivo sulla residenza anagrafica o sull’attività lavorativa stabile, almeno dieci anni, come già previsto da altre legislazioni regionali”. A fronte di una ricognizione su sentenze della Corte Costituzionale a proposito di norme regionali che imponevano un certo numero di anni di residenza per l’accesso alle graduatorie, sono stati presentati subemendamenti (uno da consiglieri Ln, l’altro dal consigliere Foti) per indicare un limite minimo di cinque anni. Inoltre, dai tecnici dell’assessorato è venuta la sottolineatura che i criteri di accesso sono comunque disciplinati dalla legge e non possono essere contraddetti in una delibera applicativa, e, hanno aggiunto, l’Isee già considera i patrimoni all’estero.
Come detto, vari interventi, per primo quello di Galeazzo Bignami (Fi), hanno criticato l’assenza dell’assessore Elisabetta Gualmini ponendo anche una questione pregiudiziale al proseguimento della discussione. Richieste di chiarimenti sono venute da Barbara Lori (Pd) e Luca Sabatini (Pd), chiedendo se siano state fratte simulazioni sull’impatto del parametro Isee rispetto alle attuali assegnazioni. I due consiglieri hanno affermato che la delibera “va nella direzione giusta, per rendere più equa l’attribuzione del patrimonio pubblico, ma occorra porre attenzione all’impatto sui bilanci delle aziende di gestione (Acer), perché è prevedibile che possano essere in uscita famiglie che oggi pagano un canone più elevato”.
Igor Taruffi (Sel) ha espresso “forti preoccupazioni per la frettolosità con cui una discussione così delicata viene gestita” e per “l’ampio margine discrezionale attribuito alle future misure della Giunta, che non saranno più oggetto del parEre vincolante dell’Assemblea”. Il consigliere ha poi riportato le preoccupazioni espresse dalle organizzazioni sindacali sulle soglie individuate per accedere alle graduatorie Erp, aggiungendo che “la Legge regionale pur recentemente riformata avrebbe bisogno di ulteriori modifiche, in particolare per la gestione e manutenzione del patrimonio pubblico”.
Di nuovo, Bignami (Fi) ha affermato che in mancanza della Giunta “la seduta della commissione avrebbe dovuto essere rinviata: senza risposte politiche, che i tecnici non possono dare, la Giunta pretenderebbe una delega in bianco, svuotando le prerogative dei consiglieri”.
La presidente Rontini ha chiarito che l’assenza della Giunta, riunita oggi a Reggio Emilia, “non pregiudica minimamente una discussione democratica, essendo previsto un passaggio in Aula della delibera e non essendo necessario che la commissione esaurisca oggi la sua discussione”.
Alan Fabbri (Ln) si è detto d’accordo con Bignami, sottolineando come gli emendamenti del suo Gruppo “non abbaino alcun carattere discriminatorio, anzi intendano rafforzare il legame sociale con quei cittadini che attraverso le tasse pagano il welfare e hanno diritto a veder attribuiti i servizi secondo criteri di equità”. Il gruppo della Lega “non intende contestare in toto questa proposta, anzi ne apprezza le parti che favoriscono l’uscita dagli alloggi Erp, ma ritiene essenziale l’introduzione dei 5 anni di residenza fra i criteri obbligatori”.
Silvia Prodi, Lia Montalti e Alberto Poli (Pd) hanno replicato ribadendo il fatto che “la delibera va nella giusta direzione, che è poi quella di incrementare il turn over, la mobilità in entrata e in uscita, nell’uso sociale del patrimonio edilizio pubblico”, valutando che le richieste di modifica avanzate dalle opposizioni “siano invece di natura strumentale. Il Gruppo del Partito democratico avrebbe i numeri per procedere, ma la rilevanza della questione suggerisce di aggiornare il dibattito in un’ulteriore seduta di commissione, nonostante vi sia una forte attesa del provvedimento da parte dei Comuni. E al di là delle polemiche metodologiche- hanno aggiunto-appaiono evidenti le diversità di approccio fra la Giunta e ciò che sostengono le forze di opposizione”.
Foti (Fdi) ha ricordato come “l’assessore Gualmini si sia prodigata in comunicati stampa che davano tutto per fatto ben prima che iniziasse il dibattito in commissione”; ha poi rilevato che questa proposta “contiene numerosi rinvii a successivi atti della Giunta, da adottare entro un anno, che l’Assemblea dovrà limitarsi a osservare, non disponendo più di alcun potere vincolante”.
Dai tecnici dell’assessorato è venuta una prima simulazione sugli effetti concreti di ciò che è scritto in delibera circa la diminuzione della distanza attualmente esistente tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, dove si propone che il secondo limite superi il primo di un valore compreso tra un minimo del 20% e un massimo del 60%. Al 31 dicembre 2013, gli alloggi Erp assegnati erano 51.455. Più di quarantamila, pari a oltre l’80%, appartiene alle prime due fasce di reddito, che non sono toccate dal nuovo provvedimento. La cosiddetta “forbice” indica che perderebbero i requisiti circa il 5% degli assegnatari, se si ponesse il limite più restrittivo (+ 20%), lo 0,76% se si scegliesse il limite meno rigido, e circa l’1,5% se si scegliesse una percentuale intermedia, sull’ordine del 40%.
Bignami (Fi) ha chiesto che gli vengano forniti tutti i dati di cui dispone l’assessorato, aggiungendo che “la presunta rivoluzione annunciata da Gualmini si ridurrà, nella migliore delle ipotesi, alla messa in circolazione del 5% del patrimonio pubblico”. Considerazioni analoghe sono state esposte da Foti (Fdi), “con l’aggravante che le revoche non saranno certo immediate e si può facilmente prevedere un passaggio in tribunale”. Taruffi (Sel) ha ribadito la sua convinzione che questo sia “l’ultimo atto vincolante nelle mani dell’Assemblea” e che “un confronto diretto con la Giunta sia perciò necessario, mettendo a disposizione tutti gli elementi conoscitivi già disponibili ed evitando annunci di decisioni che sono ancora in itinere”.