Il tessuto economico dell’Appennino sostanzialmente tiene, le aziende a fine 2014 sono 7.406 con un calo di 101 imprese rispetto alla fine del 2013. Lo afferma una ricerca dell’Ufficio Studi Lapam Confartigianato, che ha preso a riferimento i 17 comuni montani della provincia di Modena. In pratica, partendo da Est, Montese, Zocca, Guiglia, poi tutto il Frignano (Fanano, Sestola, Montecreto, Riolunato, Fiumalbo, Pievepelago, Lama Mocogno, Polinago, Pavullo e Serramazzoni) e chiudendo a Ovest con Prignano, Palagano, Montefiorino e Frassinoro. In quest’area l’imprenditoria è più diffusa rispetto al totale della provincia di Modena: infatti, se mediamente vi è una impresa ogni 9 abitanti, in montagna il rapporto è di uno a 8.
Facendo un approfondimento sulle categorie emerge la grande rilevanza del comparto agricolo, che da solo rappresenta circa il 25% dell’imprenditoria. Nel confronto tra 2013 e 2014 emerge però altresì che questo settore ha subito una flessione particolarmente rilevante, con 68 aziende attive in meno (da 1957 a 1889). In occasione dell’incontro con le amministrazioni locali dell’ottobre scorso, Lapam aveva rilevato come questo calo sia dovuto soprattutto alle cessazioni di imprese e non tanto ad accorpamenti, con conseguenti timori sulla tenuta occupazionale.
Subito dopo l’agricoltura si rileva l’incidenza del comparto costruzioni, che si è mantenuto stabile nel numero di aziende, contando 1071 imprese attive, però sempre più di piccole dimensioni. Il manifatturiero nel complesso evidenzia una flessione di 20 aziende, ma rimane un comparto basilare per l’economia del territorio, rappresentato da 750 imprese, oltre il 10% del totale.
Ovviamente non può mancare un riferimento al settore turistico, filone economico chiave soprattutto dell’alto Appennino. Per esso si registra il mantenimento del numero complessivo di imprese attive, da 573 a 580, pari all’8 % del totale.
Di fronte a questi numeri e al confronto fra i settori, Lapam Confartigianato sottolinea alcuni aspetti rilevanti. La nostra montagna dimostra essere molto vocata all’imprenditorialità, ma alcuni suoi comparti strategici stanno dimostrando sofferenza, dovuta non solo alla crisi ma anche a problemi infrastrutturali e di cura del territorio. Il fatto che cessino imprese agricole e che il turismo, pur stringendo i denti, stenti a decollare, è strettamente collegato ai problemi di dissesto idrogeologico che stanno periodicamente affliggendo il territorio e da incurie o mancate manutenzioni delle vie d’accesso. E’ importante che le amministrazioni presidino il più possibile questi aspetti, che sono purtroppo di attualità ma pervadono in modo oggettivo l’economia dell’area.
Si pensi alle strade, soprattutto quelle statali, dell’Appennino e che ad oggi risultano tempestate di buche e di frane che ne ostruiscono la percorrenza.
Come ogni anno, alla fine dell’inverno, i problemi si acuiscono e la mancata manutenzione finisce per creare difficoltà e problemi in ordine alla sicurezza e non solo. Le cattive condizioni delle strade, infatti, oltre ad essere un pericolo per gli utenti e grave disagio per i residenti, sono motivo di lagnanze anche per i turisti che faticano a salire in Appennino. Chiediamo di intervenire con una energica manutenzione sia sulle strade comunali che su quelle provinciali e statali, per le quali è evidente come non siano più sufficienti i continui ‘rattoppi’.
Negli ultimi mesi siamo intervenuti anche sui problemi dell’interruzione dell’energia elettrica e delle linee telefoniche a causa del forte vento e delle abbondanti nevicate. Per questi inconvenienti, che tanto danno economico hanno procurato alle aziende appenniniche, occorre intervenire liberando le linee dalla vegetazione e in particolare abbattendo le piante ad alto fusto. L’invito è naturalmente rivolto ad Hera, Telecom e alle amministrazioni comunali.