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Carceri, il Garante incontra i vertici DAP

carcere_3Stop al progetto per i nuovi padiglioni nelle carceri di Bologna e Ferrara, mentre verranno portati a termine i lavori di ampliamento del penitenziario di Parma, già in corso. E proprio Parma continuerà ad ospitare detenuti in regime di 41bis, mentre Ravenna è l’unica struttura sul territorio regionale che potrebbe essere coinvolta dal piano a medio-lungo termine di chiusura degli istituti con meno di 100 detenuti. Sono queste le principali novità che riguardano l’Emilia-Romagna emerse nel corso dell’incontro, “molto utile e ricco di buoni propositi”, tra i vertici del sistema penitenziario nazionale e i Garanti regionali dei detenuti, tra cui la Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, oggi a Roma.

Con Santi Consolo, capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Mauro Palma, consigliere del ministero della Giustizia, e Roberto Piscitello, direttore generale dei detenuti del trattamento del Dap, insieme ai Garanti regionali di Toscana, Piemonte, Campania, Puglia, Marche e Veneto e ai Garanti locali di Ferrara, Milano, Firenze, Nuoro ed Avellino, Desi Bruno ha discusso del progetto di ristrutturazione e di riorganizzazione del Dap e delle principali modifiche che riguarderanno il sistema penitenziario italiano.

A fronte di una significativa riduzione del sovraffollamento, ha spiegato Palma, con un miglioramento a livello nazionale da 64.000 detenuti per 42.000 posti a 54.000 ristretti su una capienza di 49.000 unità, la linea di tendenza sarà la chiusura dei piccoli istituti. “In Italia il numero di strutture penitenziarie è esorbitante- commenta Bruno-, in Emilia-Romagna è la casa circondariale di Ravenna che potrebbe essere interessata a medio termine da queste dismissioni”. Come riferito da Consolo, il Dap sta valutando anche come concludere il piano di edilizia penitenziaria. “Ciò che è stato costruito, o i cui lavori sono già avviati, verrà utilizzato per non sprecare risorse, e nel nostro territorio è il caso di Parma- ragiona la Garante-, mentre i cantieri che devono ancora partire, come Bologna e Ferrara, non verranno realizzati”.

Al centro del dibattito anche la casa-lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena: “Si tratta di una tematica che al Dap hanno ben presente e su cui sono ben intenzionati ad agire, ma il progetto partirà una volta terminata la ristrutturazione del Dap”. Si è parlato a lungo anche degli Opg, continua la Garante, “e l’Emilia-Romagna si è rivelata tra i diligenti e quelli in regola, abbiamo rispettato i tempi e fatto il nostro dovere, per questo motivo ho invitato i Garanti di altre Regioni ad intervenire affinchè sui loro territori avvenga lo stesso. Mi sono rivolta in particolare a Piemonte e Veneto, perché in questo momento stiamo ospitando nelle nostre Rems 45 internati che da lì provengono”. I vertici di Dap e ministero della Giustizia, prosegue Bruno, “per quanto riguarda il futuro dei condannati con infermità sopravvenuta, hanno spiegato che verosimilmente saranno destinati nei luoghi di cura psichiatrici che avranno collocazione all’interno delle carceri”. La Garante ha poi sollevato anche altre questioni di carattere locale, come “l’enorme affluenza di detenuti, ben oltre i posti letto disponibili, al Centro clinico di Parma, e la carenza di attività nel carcere di Piacenza”.

Infine, per avere un Garante nazionale dei detenuti, riporta Bruno dopo l’incontro, “bisognerà attendere ancora qualche mese, speriamo si concluda tutto entro la fine dell’anno, il regolamento di attuazione della legge è in vigore ufficialmente da oggi”: con lui, in concerto con tutti i Garanti territoriali, il Dap si confronterà per trovare la soluzione a numerosi problemi di carattere generale sollevati. Fra tutti, i contratti per il vitto e il sopravitto, l’autorizzazione ai colloqui individuali per i collaboratori organici degli Uffici dei garanti, i trasferimenti che interrompono il trattamento, un numero maggiore di telefonate e schede e gli interventi su situazioni limite in alcune aree del territorio, come la questione banconi divisori per i colloqui.

















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