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Le relazioni interetniche in ambito educativo. I risultati di un’indagine raccolti in un volume

presentazione-libroLa rilevanza dei fenomeni migratori richiede alla nostra società di saper riflettere soprattutto sulla centralità delle relazioni interetniche in ambito educativo, dove i numeri della presenza di immigrati nelle nostre realtà locali raggiungono proporzioni rilevanti e numericamente significative.

Il ritardo nella conoscenza delle problematiche che si trascina questo fenomeno sociale, specie nella scuola secondaria superiore, dove molto spesso nascono le cosiddette “bande”, all’origine di episodi fequenti di bullismo, è stato colmato dal prof. Dino Giovannini e dal prof. Loris Vezzali di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, i quali hanno condotto una ricerca tra gli studenti di diversi istituti superiori di Reggio Emilia sul pregiudizio interetnico.

I risultati della indagine, pubblicati in un volume presentato ufficialmente oggi alla stampa dal titolo “Le relazioni interetniche a scuola – Combattere il pregiudizio negli adolescenti italiani e immigrati” (Ed. Junior) sono stati discussi in un incontro condotto dalla giornalista Eleonora Belviso della redazione sociale GR1 RAI, a cui hanno partecipato il prof. Angelo O. Andrisano, Rettore Unimore, il prof. Giorgio Zanetti, Direttore Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, il dott. Giammaria Manghi, Presidente Provincia di Reggio Emilia, la dott. ssa Raffaella Curioni, Assessore all’Educazione del Comune di Reggio Emilia, la dott.ssa Serena Foracchia, Assessore alla Città internazionale del Comune di Reggio Emilia e il prof. Maurizio Ambrosini dell’ Università degli studi di Milano.

Il volume raccoglie i risultati di una ricerca portata avanti tra adolescenti, tutti studenti (italiani e immigrati) di scuo­le superiori di Reggio Emilia, seguiti longitudinalmente per un periodo di tre anni, ovvero dal momento del loro ingresso nella scuola superiore sino alla fine del terzo anno.

Finalizzato a stu­diare l’evoluzione nel tempo delle relazioni interetniche e interculturali, lo studio non si è limitato ad esaminare le relazioni tra italiani e immigrati all’interno della classe, ma ha valutato anche le relazioni all’esterno del contesto scolastico. Infine, si è misurato il pregiudizio inconscio, una variabile analizzata per la prima volta in studi di questo tipo.

Il campione delle interviste esaminate è costituito da un totale di 311 studenti prove­nienti da 25 classi prime di cinque istituti secondari di Reggio Emilia: “Bus Pascal”, “Filippo Re”, Ipsia “Lombardini”, “A. Motti”, “Scaruffi – Levi – Tricolore”. Più nello specifico ha riguardato 232 italiani (55.7% maschi, 44.3% femmine) e 79 immigra­ti (51.9% maschi, 48.1% femmine). Gli studenti stranieri provenivano da Europa dell’Est (49.2%), Africa (41.3%), Asia (9.5%). Le nazioni più rappresentate erano Marocco (15.4%), Albania (14.1%), Ghana (10.3%) e Ucraina (9%).

La ricerca di tipo longitudinale, effettuata nell’ottobre 2009, maggio 2010, maggio 2011 e maggio 2012, è stata fatta con lo scopo di studiare l’evoluzione nel tempo degli atteggiamenti degli studenti. Un aspetto originale della metodologia di ricerca adottata è stato il coinvolgimento di oltre 100 studenti universitari del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, “addestrati” per divenire ricercatori.

“Il dato certamente molto rilevante emerso dallo studio – sottolinea il prof. Dino Giovannini di Unimore – riguarda come i rapporti interetnici stabiliti al momento dell’ingresso a scuola siano assolutamente determinanti e influenzino atteggiamenti ed emozioni nel corso dei tre anni successivi, sia tra gli italiani che tra gli stranieri. In particolare, gli studenti che avevano contatti interetnici positivi con i propri compagni all’inizio del primo anno erano anche quelli con meno pregiudizi alla fine del terzo anno. E questo dato risulta confermato  anche in relazione al pregiudizio inconscio. Questa ricerca mette dunque in evidenza che  il contatto tra i gruppi deve essere impostato all’ingresso a scuola, cioè all’inizio del primo anno delle superiori, con evidenti benefici sugli atteggiamenti sia consapevoli sia inconsapevoli”.

Agire tempestivamente sin dall’ingresso a scuola – è scritto nelle conclusioni del libro – per impostare rapporti positivi tra studenti italiani e immigrati è dunque fondamentale non solo per l’obiettivo “socia­le” di avviare relazioni interetniche positive, ma anche per creare climi di classe favorevoli alla riuscita scolastica e combattere l’abbandono scolastico, diventato purtroppo una vera e propria piaga sociale.

“Un ulteriore dato emerso dalla ricerca – aggiunge il prof. Loris Vezzali di Unimore –  è quello relativo al pregiudizio inconscio. Gli studenti italiani si sono mostrati moderatamente interessati a conoscere immigrati, con un trend in leggera crescita negli anni, a differenza degli immigrati, più interessati a conoscere l’altro gruppo. Gli studenti italiani hanno evidenziato verso gli im­migrati un pregiudizio inconscio stabile nel tempo. Mentre il pregiudizio inconscio non era invece presente tra gli immigrati”.

“Le conclusioni contenute nel volume – ha affermato il Rettore Unimore prof. Angelo O. Andrisano – ci suggeriscono l’urgenza, raccolta dall’Ateneo con la proposta di istituire un corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche, di muoverci su più fronti, compreso quello della formazione di specialisti e professionisti che abbiano le competenze per compiere ricerche ed analisi sul comportamento umano, se vogliamo rimuovere gli ostacoli ed i pregiudizi che si frappongono alla comprensione dell’altro e sviluppare relazioni interetniche improntate al rispetto ed al riconoscimento reciproci”.

“La presentazione di questo volume – dichiara il prof. Giorgio Zanetti, Direttore del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane – rientra tra le iniziative del decennale della Facoltà di Scienze della Formazione, oggi Dipartimento. Il volume affronta il tema cruciale delle relazioni interetniche nella scuola attraverso una ricerca durata anni con l’apporto determinante di un centinaio di nostri studenti formati per questo scopo. Anche attraverso questa esperienza trova conferma significativa uno dei  caratteri peculiari del Dipartimento: la sua vocazione a tradurre la ricerca di più alto livello in prassi  concreta nei luoghi ove si svolgono processi  di estrema rilevanza per il futuro del nostro territorio e del nostro Paese. Inutile sottolineare che fra questi luoghi vi è anche la Scuola. E dalla ricerca che si presenta oggi  emerge nitidamente come, nonostante tutte le difficoltà,  alla Scuola continui a spettare un ruolo di primaria importanza nel compito,  oggi così urgente,  di educare a una convivenza rispettosa dell’altro, individui e culture anche molto differenti fra loro per interessi, gerarchie, valori, visioni del mondo”.

“Questa interessante ricerca – dichiara Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia – rappresenta uno dei tanti, importanti frutti dell’impegno che la Provincia di Reggio Emilia da più di un decennio dedica all’integrazione nelle scuole superiori, proprio perché la scuola rappresenta uno dei luoghi più importanti di costruzione dell’intercultura. Questo lavoro, condiviso con tante istituzioni a partire da quelle scolastiche e dallo stesso Centro di ricerca del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università, ci ha permesso di affrontare positivamente i mutamenti che la forte immigrazione degli scorsi anni ha prodotto nella nostra società e, in particolare, proprio nelle scuole, combattendo uno dei maggiori ostacoli a una piena e feconda integrazione, che è proprio quello rappresentato dal pregiudizio. In questa azione di contrasto, la Provincia di Reggio Emilia si è sempre spesa attraverso tante iniziative, studi e ricerche, ma anche scelte di ‘politica scolastica’ ben chiare, come le aggregazioni e i nuovi Poli scolastici decisi in occasione della riforma Gelmini, finalizzate a dare pari dignità a tutte le scuole e pari opportunità a tutti gli studenti”.

















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