Una crescita consistente, quella marcata nel quarto trimestre dell’anno dalle imprese modenesi sino a 50 dipendenti, nelle quali la produzione è cresciuta, rispetto allo stesso perido dell’anno precedente, di ben il 4,3% (4% il fatturato). Una crescita per una volta dovuta ad un’inattesa vitalità del mercato interno, come dimostra il fatto che, per la prima volta dopo undici trimestri consecutivi, la quota di export si ferma sotto il 20% (per la precsione al 18,9%). Le attese, però, non solo esaltanti: gli ordinativi nelle mani degli imprenditori, infatti, parlano di un calo del 4,9 in Italia, un passo indietro che nemmeno l’attesa crescita del fatturato estero (+4%) risece a compensare.
AI LIVELLI DEL 2010
Grazie al dato di fine anno, il 20114 si chiude, per le Pmi di casa nostra, con una crescita della produzione dell’1,6% e del fatturato del 2,2%. Più di un quinto della produzione va all’estero (il 22,5%) mentre l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%). Malgrado tutto ciò, l’economia dei picccoli paga ancora cinque anni alla crisi, fermandosi ai livelli del 2010.
I SETTORI
Una crescita generale e diffusa, nei diversi settori monitorati dall’indagine, che si rifà al solo settore manifatturiero della nostra economia. L’unico segno meno, infatti, riguarda la carpenteria metallica. (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Il dato dell’ultimo trimestre porta questo importante settore a concludere il 2014 con una crescita del 6,7%, così come il fatturato (+4,4%). Rimangono buone anche le prospettive, in particolare dall’estero, con ordinativi al +12%, un buon viatico in attesa di Expo 2015.
Secondo inattesa trimestre consecutivo di crescita per il settore, dato che chiude l’anno nel segno di una sostanziale stabilità (-0,1% rispetto al 2013), a scapito però dei prezzi (fatturato a -3,5%). La quota di export annuale si frerma al 21,3% del totale.
Leggermente meno performante l’altro settore del tessile-abbigliamento modenese, che chiude l’anno in perdita, sia rispetto alla produzione (-0,9%), che, soprattutto, al fatturato (-4,8%). In questo caso destano una certa preoccupazione le previsioni circa gli ordinativi, previsti in calo a due cifre tanto sul fronte nazionale quanto su quello estero.
Dopo sette trimestri negativi torna il segno più nel comparto del terzo fuoco, che chiude il 2014 con un arretramento del 4,1% in tremini di produzione e el 2,6% per quanto riguarda il fatturato. Ma l’anno appena passato marca una certa propensione all’export, visto che il fatturato oltre confine raggiunge il 6,8% del totale, il record negli ultimi otto anni.
E’ l’unico comprato che marca il segno meno, uno stopo che comunque non preoccupa più di tanto, sia perché tiene il fattuirato, sia perché rimangono positive le attese per il 2015. In ogni caso l’anno si chiude con un piccolo arretramento del fatturato (-0,1%) rispetto al 2013, al contrario del fatturato, che cresce invece del 4,5%.
Torna a correre, invece, il comparto della meccanica di precisione, la “cerniera” della nostra economia, con un colpaccio in doppia cifra tanto nella produzione quanto nel fatturato. L’anno segna così un +3,6% rispetto al primo di questi due parametri e +8,2% per il secondo, con la quota export del 39,2%.
Anche il biomedicale, dopo un semestre negativo, ritrova il segno più, anche se il 2014 si chiude all’insegna della stabilità: +0,3% la produzione, -1,2% il fatturato. Rimane elevata la quota di export (48,8%) pur senza raggiungere i record degli anni passati.
Conferma la sua dinamicità un comparto magari ancora non molto rappresentativo per la nostra economia, ma da seguire attentamente, sia per la sua “esportabilità” (un prodotto su quattro termina oltre confine), sia per i suoi contenuti in termini di tecnologia ed innovazione. Una considerazione che nasce non tanto dai dati trimestrali, quanto da quelli annuali: con la produzione (+3,9%) e il nfatturato (+4,9%) entrambi in crescitaa rispetto al 2013. E buone sono aanche le prospettive, sotto forma di ordinativi, per il 2015.
LE CONSIDERAZIONI DI CNA.
Può sembrare paradossale, ma la generale discesa dell’export ha una chiave di lettura positiva, perché indica una ripresa del mercato nazionale.
Rimane una forte preoccupazione per la mancanza di prospettive a lungo termine. Le aziende, cioè, navigano ancora a vista, alle prese con interrogativi sia di natura squisitamente economica che politica (pensiamo, ad esempio, alle diffcoltà della Russia, che stanno minando le potenzialità di un mercato che appena qualche mese fa rappresentava un’area di grande interesse anche per le pmi modenesi, o all’instabilità nei paesi nordafricani e mediorientali). Ciò rallenta gli investimenti, che davvero potrebbero dare un grande impulso a quella sorta di “ripresina” che ci si attende per il 2015.