Per festeggiare il mancato riconoscimento, da parte del Tribunale di Bologna, del diritto al tempo necessario per indossare camice o divisa, la UilFpl di Bologna ha organizzato un aperitivo in divisa cui hanno partecipato numerosi dipendenti dell’Ausl di Bologna. Essendo questa l’unica azienda sanitaria in cui tale diritto non è riconosciuto.
«L’Ausl di Bologna – commenta il segretario generale Uil Fpl Emilia Romagna e Bologna, Gerry Ferrara – ha investito moltissime risorse, tra materiale pubblicitario e corsi di formazione, per sollecitare i suoi dipendenti al lavaggio delle mani come prevenzione per le infezioni. Ciò non è avvenuto per il riconoscimento del diritto ai tempi per indossare la divisa. E così accade che gli stessi operatori, con le mani pulite, possano tranquillamente indossare divise non proprio linde perché sporcate nel tragitto casa-lavoro-casa o durante un viaggio in treno o in autobus. Sembra un paradosso ma è ciò che ha sostenuto, davanti al giudice, l’Ausl di Bologna che non solo non riconosce il tempo necessario ai propri dipendenti di indossare le divise (10 minuti circa), ma e che considera una mera cortesia ai lavoratori il far lavare le divise».
Ecco perché la Uil Fpl Emilia Romagna e Bologna ha organizzato questo Aperi-divisa di protesta contro l’Azienda Usl di Bologna che, anche davanti al Tribunale, ha dichiarato dapprima che la divisa da lavoro non sarebbe obbligatoria, quindi – aggiustando il tiro – che il proprio personale infermieristico, Operatori socio-sanitari e tecnici inclusi, che lavora nei vari reparti ospedalieri di Bologna potrebbero tranquillamente portare a casa le divise di lavoro pulite o sporche che siano. E addirittura arrivare al lavoro da casa con le stesse uniformi. Con buona pace dei potenziali germi e virus patogeni con cui un addetto al servizio infermieristico viene o può venire a contatto quotidianamente nell’esercizio delle proprie mansioni lavorative.
Non solo. «Il parossismo dell’Ausl di Bologna – prosegue Ferrara – si è spinto sino all’affermazione (contenuta negli atti dei processi avviati da alcuni per vedersi riconosciuto il diritto alla retribuzione del tempo necessario alla vestizione della divisa a inizio turno e alla sua dismissione a fine turno) che il servizio esternalizzato di lava-nolo delle medesime divise non sarebbe una necessità, ma solo una forma di cortesia per il personale. Personale che, secondo l’Ausl, potrebbe portarsi tranquillamente a casa le divise e provvedere da sé al loro lavaggio. La Uil Fpl è decisa a proseguire nella strada giudiziale intrapresa a tutela dei lavoratori, e quindi indirettamente dei cittadini, per ottenere il riconoscimento del loro incontestabile diritto a percepire retribuzione per il tempo dedicato alla vestizione e alla dismissione degli indumenti di lavoro. Attività necessarie e indispensabili per poter rendere la propria prestazione a favore del datore di lavoro, come già riconosciuto da numerosissime pronunzie della Corte di Cassazione negli ultimi anni».