La crisi che da anni attanaglia l’economia italiana ha creato dei vuoti importanti nel tessuto produttivo di Modena. Centinaia di migliaia di metri quadri di locali a destinazione produttiva, laboratori, capannoni, opifici sono vuoti.
“Il riutilizzo di questo immenso patrimonio non è facile, anche perché non si può certo pensare di risolvere il problema trasformando tutti questi contenitori in esercizi commerciali – sottolinea Silvia Manicardi, presidente Lapam Zona di Modena – visto che la rete di Modena soffre già di un eccesso di offerta a fronte di una domanda in continuo calo. Non si può nemmeno ipotizzare di trasformali tutti in superfici residenziali, anche in questo campo abbiamo già un surplus. L’unica soluzione ragionevole e quella di favorire un loro riutilizzo, mantenendo la loro vocazione produttiva considerando che un rilancio della ‘manifattura’ è essenziale per una ripartenza del sistema Modena e dell’occupazione”.
“Come Lapam – continua la Manicardi – ci sentiamo di lanciare una proposta: il Comune, magari con l’ausilio del Consorzio Aree Produttive, potrebbe effettuare un censimento dei locali a destinazione produttiva vuoti, i cui proprietari si dichiarino disponibili a vendere o ad affittare a prezzi calmierati e concordati con il Comune stesso, sulla base dei conteggi che si effettuano con i PIP. In questo modo si potrebbe studiare per i proprietari che hanno i locali vuoti, in modo per così dire incolpevole, una aliquota calmierata di IMU. Questo censimento renderebbe possibile la creazione una banca dati con le effettive disponibilità del territorio: un formidabile strumento di marketing territoriale, orientato all’insediamento di nuove aziende, cercando di promuovere nuove imprese modenesi, ma anche attraendo investitori esteri”.
Le eccellenze di Modena e provincia, non sono solo eno-gastronomiche come il Lambrusco, il Parmigiano Reggiano e l’aceto Balsamico, ma anche il tessuto produttivo composto da una miriadi di imprese della subfornitura.
“Modena rimane comunque un territorio che può offrire in moltissimi comparti i migliori contoterzisti del mondo – spiega Silvia Manicardi – dai settori più tradizionali come la meccanica, il tessile abbigliamento, la ceramica, il settore delle carni e dei salumi, fino ai comparti tecnologicamente avanzati, come l’ICT, l’oleodinamica, la meccanica di precisione, la produzione di componenti elettronici, senza dimenticare il supporto alla ricerca che il territorio può dare grazie al rapporto costante con l’Università, Democenter e i Tecnopoli. Per di più, con l’apertura imminente dello scalo merci di Marzaglia, la realizzazione della Campogalliano-Sassuolo, il fatto di essere all’incrocio della A22 Modena Brennero e dell’autostrada del Sole, siamo anche in una posizione strategia dal punto di vista logistico”.
“Un investitore che voglia realizzare una produzione ad alto valore aggiunto – conclude la presidente Lapam cittadina – potrebbe davvero trovare a Modena un ambiente ideale per un insediamento produttivo, potendo contare su un indotto di sicura eccellenza e una città fra le migliori in Italia come qualità della vita. E allora perché non provarci?”.