Quello che il Governo ha deciso ieri, con i decreti attuativi del Jobs Act, non va nella direzione giusta. Renzi aveva detto che eliminava tutti i contratti di precarietà, invece non è così, sono rimasti perfino quelli a tempo determinato a 36 mesi senza causale e ha esteso la possibilità di ricorrere ai voucher.
La vera cosa che viene riaffermata è la partenza dal primo marzo del contratto a tutele crescenti, cioè “calanti”, in quanto con la modifica dell’articolo 18, si riducono le tutele ai lavoratori licenziati senza giusta causa, infatti nel caso di licenziamento illegittimo o collettivo, l’azienda potrà licenziare liberamente solo pagando un indennizzo.
Inoltre resta il fatto che si daranno decontribuzione e riduzione dell’Irap sino a 36 mesi, senza che per le imprese ci siano vincoli o paletti sul fronte della stabilizzazione delle assunzioni.
In sostanza, non si sarebbe dovuto perdere tutto questo tempo semplicemente per favorire i licenziamenti, compresi quelli collettivi, pensando che questa fosse la soluzione per l’economia del Paese..
Il Governo, sbaglia se ritiene di attivare la ripresa economica e l’occupazione con i decreti legge. Così non si cambia verso.
È necessario, restituire potere d’acquisto ai lavoratori, rinnovando i contratti, e realizzare investimenti pubblici e privati: queste sono le due strade da seguire. Facciamo fatica a comprendere come si possa rilanciare l’occupazione agevolando i licenziamenti e nella nuova soluzione adottata nei licenziamenti collettivi vengono di fatto superati i criteri di legge quali l’anzianità aziendale e i carichi di famiglia. C’è veramente poco da stare sereni a cominciare dal presidente Bonaccini come quei parlamentari che hanno firmato una cambiale in bianco sulla pelle dei lavoratori: Che hanno la memoria lunga e non dimenticano.
(Luigi Tollari, Segretario Generale CST UIL Modena e Reggio Emilia)