La contemporaneità degli eventi non giova a Poste italiane; da un lato annuncia l’ennesimo taglio di Uffici Postali secondo una logica centralistica e di puri tagli e con nessuna attenzione ai bisogni degli utenti e dei territori e dall’altro richiede incrementi enormi alle tariffe della corrispondenza. Siamo di fronte a scelte inaccettabili.
Per l’Emilia Romagna il piano di chiusure prevede la cancellazione di 45 uffici e la “razionalizzazione” per altri 34, per lo più ubicati in zone già prive di servizi che vedrebbe costretti gli utenti, se possono farlo in auto, o con i mezzi pubblici, a spostamenti di parecchi chilometri con aggravio di tempo e di costi.
Teniamo inoltre in conto che Poste non è un servizio puramente a mercato ma un servizio pubblico e per certi versi svolto in monopolio.
Federconsumatori si unisce quindi alle proteste dei Sindaci, dei lavoratori, per chiedere un piano alternativo e chiede alla Regione Emilia Romagna che ha recentemente sollecitato un incontro urgente alla direzione di Poste di assumere una posizione forte affinché questo piano abbia un impatto minore sui cittadini.
Le percentuali di incremento delle tariffe della corrispondenza si commentano purtroppo da sole, andando dal 122% al 375% !
Di fronte a inflazione zero, crisi dei redditi, aumento della povertà, gente che non arriva a fine mese e un servizio in peggioramento (ritardi nelle consegne e mancati recapiti) Poste avanza richieste folli: la corrispondenza ordinaria (soppressa, con la solita scarsa lungimiranza, nel 2006) tornerebbe, ma passando da 0,45 euro a 1,00 euro e portando il recapito a 5 giorni.
La posta prioritaria passerebbe da 0,80 euro a 3,00 con recapito entro due giorni, ma non certificato.
Tutto questo avrebbe dei costi e dei disagi per le famiglie che noi riteniamo inaccettabili.
Federconsumatori chiede pertanto ad AGCOM (l’Autorità per le Comunicazioni) di rispedire al mittente, cioè a Poste, tali ingiustificate e ingiustificabili richieste.