“La Regione Emilia-Romagna intende riformulare il piano pluriennale delle politiche abitative, tenendo conto dei nuovi bisogni di welfare e dei profondi cambiamenti sociali che stanno avvenendo nelle nostre aree urbane: lo faremo insieme così da mettere a frutto l’insostituibile patrimonio di esperienze e competenze che il movimento cooperativo ha accumulato in tutti questi anni”: con queste parole Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna è intervenuta al convegno “Housing Sociale Cooperativo. Complessità sociale e nuovi bisogni: la proposta della cooperazione per le Politiche di Welfare abitativo e sociale”, promosso a Bologna dalle Centrali Cooperative dell’Emilia Romagna.
Nel suo intervento introduttivo, Francesco Milza, presidente Confcooperative Emilia Romagna, ha ricordato come il “tema della ‘casa’ sia ormai uscito della sfera della semplice edilizia ed urbanistica per entrare nel più ampio novero delle politiche di welfare. È uno scenario più articolato che richiede risposte all’altezza della complessità del problema”. “La cooperazione – ha proseguito Milza – è in grado di proporre un modello di intervento integrato ed innovativo in grado di rispondere efficacemente ai bisogni abitativi e sociali della nostra regione facendo leva sull’invidiabile background accumulato ‘sul campo’, ma potendo contare anche su nuove forme di sostegno, quali incentivi di tipo fiscale, strumenti finanziari innovativi, incentivi di tipo urbanistico, nuove modalità di governance di sistema”.
L’attesa per le conclusioni del progetto “Housing Sociale Cooperativo” non sono andate deluse. Ugo Baldini e Giampiero Lupatelli, dopo un’accurata analisi del contesto economico, delle aspettative sociali e degli indirizzi politici, hanno individuato un ideale modello cooperativo in risposta ai temi dell’housing sociale che gioca su quattro linee d’azione: la forte integrazione progettuale, la valorizzazione del patrimonio esistente, la capacità di cogliere la dimensione territoriale degli interventi, l’orientamento ad interpretare la ripresa di una nuova stagione d’investimenti.
Da parte sua, Stefano Stanghellini, professore ordinario all’Università IUAV di Venezia, ha delineato con chiarezza il possibile scenario delle prossime politiche abitative che avrà come attore principale la “città che già esiste” e si trasforma al proprio interno. “In pratica – ha concluso Stanghellini – bisognerà puntare su affitto più che proprietà, servizi collegati all’abitare, recupero, tempestività e, per ultima, integrazione ad ampio raggio”.
Anche Riccardo Malagoli, assessore alle Politiche abitative del Comune di Bologna, ha ripreso il tema della massima collaborazione tra pubblico e privato per recuperare risorse finanziarie ed aree inutilizzate e per definire nuovi modelli abitativi in grado di innalzare la qualità dell’ambiente urbano e di assicurare una buona coesione sociale.
Giovanni Monti, presidente di Legacoop Emilia Romagna, ha concluso il convegno ricordando come la cooperazione intenda proporre una rapida integrazione tra funzioni abitative e sociali, quale principio generale e diffuso delle future politiche pubbliche. Si tratta di un’analisi che parte dai bisogni e dai cambiamenti in atto per valutarne effetti e conseguenze e, quindi, suggerire ma anche richiedere alle Istituzioni nuove modalità di intervento.
A proposito di buoni strumenti economici, Monti ha chiesto alla Regione il rifinanziamento del bando per le giovani coppie che ha fornito ottimi risultati e va riproposto senza indugi.