Complessivamente in Emilia Romagna il reddito medio pro capite per abitante nel 2014 è aumentato dello 0,5% rispetto al 2013, attestandosi a 21.588€.
In corso d’anno la spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli in Emilia Romagna è stata di 4.711 milioni € (+3,2% rispetto ai 4.567 milioni € del 2013): il dato evidenzia come l’aumento dei consumi sia stato più incisivo di quello riscontrato a livello nazionale, dove la crescita media è stata pari a 2,4 punti.
I settori di spesa
Auto e moto – La spesa per le auto usate è cresciuta rispetto al 2013, attestandosi a 1.338 milioni € complessivi (+5,2%); quella per le autovetture nuove ha guadagnato invece 3,1 punti percentuali (1.355 milioni €). Aumentano anche gli acquisti per moto e scooter, che si sono attestati a quota 105 milioni, in crescita del 4,8% sul 2013 (a livello nazionale il trend è stato inferiore, con un +2,7% medio).
Mobili – L’arredamento è, dopo la mobilità, il comparto che ha inciso di più sui bilanci delle famiglie emiliane e romagnole, con un volume di spesa pari a 1.192 milioni €. Si tratta di una cifra superiore del 3% rispetto al 2013 (+1,5% la performance media nazionale).
Elettrodomestici – la spesa per gli elettrodomestici grandi e piccoli è stata pari a 346 milioni €, in aumento dell’1,7% sul 2013. In calo del 5,0%, invece, la spesa per i prodotti di elettronica di consumo, che quest’anno è scesa a 179 milioni €.
Prodotti Informatici – I consumi di beni compresi nella categoria information technology registrano una crescita dello 0,3% rispetto al 2013, attestandosi a 196 milioni €. Un risultato in controtendenza con la media nazionale in flessione del -3,1%.
Le province
Nel 2014 Bologna si conferma la provincia più ricca della Regione con 24.662 € per abitante, seconda – a livello nazionale – solo a Milano. Seguono Forlì-Cesena (22.394 €), Parma (21.891 €) e Modena (21.488 €). Piacenza, con 20.712 € è quinta mentre, Ravenna con 20.435 €, si classifica sesta. Chiudono Reggio Emilia (20.240 €), Rimini (18.924 €) e Ferrara, che si conferma la provincia con il reddito pro capite più basso (18.363 €), pur mantenendosi sopra la media nazionale.
Per quanto riguarda il comparto delle auto nuove, come negli scorsi anni, Bologna fa riscontrare il volume di spesa maggiore, con 330 milioni €, in crescita del 3,2% sull’anno precedente. In positivo anche Forlì-Cesena (+5,0%), Modena (+4,6%), Ferrara (+4,6%), Reggio Emilia (+4,5%), Piacenza (+4,1%) e Parma (+1,3%). Uniche province che registrano un segno negativo sono Ravenna (-0,3%) e Rimini (-1,4%). Sul fronte delle auto usate, il quadro presenta invece variazioni positive per tutte le province. Come sempre Bologna guida la classifica dei volumi con 318 milioni di vendite totali (+4,6%). Rimini, Parma e Ravenna tuttavia fanno meglio in termini di performance: la prima, infatti, fa segnare +11,3% (per un totale di 78 milioni); la seconda, +7,8% (140 milioni) e la terza +7,0% (117 milioni €). Per i motoveicoli, Bologna ha fatto registrare vendite per 31 dei 105 milioni € complessivi regionali, riportando una crescita del 2,1%. L’incremento più significativo si è vissuto a Parma, dove i consumi di questo tipo di bene sono aumentati del 14,3%. Al lato opposto della classifica abbiamo Forlì-Cesena che perde il 3,2% rispetto all’anno scorso.
Per l’acquisto di mobili, le famiglie emiliane e romagnole nel 2014 hanno speso complessivamente 1.192 milioni €. I volumi maggiori di spesa sono stati registrati a Bologna (279 milioni €). Seguono Modena (194 milioni), Reggio Emilia (140 milioni) e Parma (117 milioni). Ravenna, coi suoi 107 milioni €, si posiziona davanti alle ultime quattro province: Forlì-Cesena (101 milioni), Ferrara (92 milioni), Rimini (84 milioni) e Piacenza (77 milioni). Tutte le province hanno mostrato andamenti positivi, la performance migliore si è vista a Modena (+5,8%), mentre l’incremento meno marcato è stato quello di Piacenza (+0,9%).
I circa 346 milioni € impiegati per l’acquisto di elettrodomestici grandi e piccoli in Emilia Romagna sono stati così suddivisi: 79 milioni spesi in provincia di Bologna, 57 milioni a Modena, e 42 milioni a Reggio Emilia. Seguono Parma, Forlì – Cesena e Ravenna, per consumi complessivi rispettivamente di 35 per la prima, 30 milioni per la seconda e 29 milioni per la terza. A Ferrara la spesa è stata di 28 milioni. Chiudono, Rimini e Piacenza, con 24 e 22 milioni € rispettivamente. I consumi per questo tipo di beni hanno avuto a livello regionale un incremento del +1,7% rispetto all’anno precedente, con Modena che ha avuto la crescita maggiore (+4,3%).
Per quanto riguarda l’acquisto di elettronica di consumo é sempre Bologna a mantenere la testa della classifica con 43 milioni €, seguita da Modena (31 milioni), Reggio Emilia (22 milioni) e Parma (18 milioni).
Seguono Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara con 14 milioni €. Chiudono Piacenza e Rimini, con consumi complessivi rispettivamente di 12 e 11 milioni €. L’andamento rispetto allo scorso anno è stato negativo, unica provincia in positivo è Modena che ravvisa una crescita dei consumi di 0,9 punti percentuali.
Nel settore dell’informatica l’incremento maggiore è stato riportato da Modena (+2,0%, per un totale di 32 milioni €). In positivo anche Reggio Emilia e Bologna che hanno avuto un aumento delle spese in questo settore rispettivamente di 1,8 punti percentuali (per un totale di 24 milioni spesi) e di 0,7 punti percentuali (con 46 milioni € spesi). Parma con 20 milioni € spesi si mantiene sui livelli dell’anno passato, mentre le altre provincie sono tutte in negativo con il picco raggiunto da Piacenza per un calo del -2,8% rispetto al 2013.
Alcune tendenze che si riscontrano anche in Emilia Romagna
In occasione del trentesimo compleanno di Findomestic l’azienda ha analizzato e messo a confronto comportamenti d’acquisto e valori dei 30enni di oggi e dei 30enni di 30 anni fa. Si tratta di due universi distanti e distinti: nati e cresciuti in una realtà in espansione, i sessantenni odierni aspiravano a diventare qualcuno, tramite percorsi di vita stabili e tappe pianificate. I giovani di oggi vivono in una condizione di costante cambiamento, senza possibilità e prospettive di sviluppo, respirano scetticismo, sono costretti a fenomeni di adattamento continui. In questo contesto di precarietà si ampliano a dismisura le possibilità di scelta. Diventa premiante l’esperienza acquisita attraverso percorsi esplorativi, le scelte divengono instabili e fluttuanti. Quello che conta non ė più il possesso di un bene, ma l’esperienza che questo fornisce. Il motto dei trentenni odierni potrebbe essere “scopro dunque esisto”, per i trentenni di allora era “solidi e sicuri”.
I giovani di oggi vedono le spese per trasporti incidere maggiormente sui loro budget, trent’anni fa era il mutuo. Seguono per i trentenni di oggi le spese per un eventuale mutuo o affitto e, quindi, quelle per il cellulare e le ricariche/internet.
Le priorità per i trentenni e i sessantenni sembrano non essere troppo diverse ma presentano alcuni significativi scostamenti: i giovani di oggi vedono come prioritaria la stabilità del posto di lavoro, seguita dalla famiglia e della salute. I 30enni degli anni ’80, invece, mettevano in testa la famiglia e appena sotto la stabilità del posto di lavoro e l’avere una casa di proprietà, bene sempre più inaccessibile per i giovani di oggi, scivolato al 4° posto nella classifica delle loro priorità.
I giovani di oggi cercano acquisti facili da fare, leggeri da mantenere e semplici da restituire e le formule di consumo che sono compatibili con questo tipo di fruizione sono le formule low cost, l’e commerce, la sharing economy e il cloud shopping.