“La Dop Parmigiano Reggiano è in una situazione di crisi di prezzo che, se non si creeranno le condizione per una inversione di tendenza, rischia di trascinare in default gli allevamenti e la stessa produzione tipica. Questo nonostante la crescita delle produzioni di grana esportate (+4,1%) visto che il calo dei consumi nazionali non ha consentito di assorbire le produzioni di formaggio, peraltro cresciute a ritmi fisiologici”. E’ la premessa da cui è partito Antonio Dosi, presidente Cia Emilia Romagna e vice presidente nazionale, nel corso dell’audizione di ieri al Senato sui problemi del formaggio tipico emiliano.
Si può ben definire drammatica la situazione attuale del settore e l’attività del Consorzio riguardo l’approntamento di interventi determinanti è in stallo da parecchi mesi. I motivi sono attribuibili allo squilibrio domanda/offerta piuttosto che a speculazioni ed alla fragilità e frammentazione del comparto, ma anche alla mancata efficacia e insufficiente adesione ad alcuni interventi promossi dal Consorzio.
Secondo la Cia, per uscire da questa situazione le scelte necessarie sono:
1- Interventi urgenti e delle istituzioni a sostegno del reddito degli allevatori alle prese anche con la fine del regime delle quote latte. L’attuazione della Pac, del Prsr (Piano regionale di sviluppo rurale) e i 108 milioni di euro della legge di stabilità sono leve con le quali il Governo e le Regioni devono sostenere il settore in questo passaggio delicato, insieme ad altre misure tra le quali un’azione che consenta l’eliminazione delle barriere non tariffarie che incidono sulla vendita del formaggio in molti Paesi.
2- internazionalizzazione, con migliorando le politiche consortili a sostegno delle esportazioni e individuare aree di mercato nuove su cui intervenire con politiche commerciali coordinate, anche in concomitanza con Expo 2015.
3- Consorzio e Interprofessione: occorre una strategia in grado di mettere in campo un rinnovato gruppo dirigente, nel più breve tempo possibile, insieme ad un nuovo progetto sul Consorzio e sulle dinamiche future del settore. Ridiscutere, quindi, il ruolo dello strumento “Consorzio Parmigiano Reggiano”, se con ruoli e compiti affidati in toto o ripartiti con una specifica OI (Organismo interprofessionale) interregionale. Altro obiettivo da perseguire è costruire una filiera in grado di riuscire a prevenire gravi perdite di reddito legate alle crisi di mercato, anche sperimentando ed utilizzando i nuovi strumenti della gestione del rischio previsti dallo sviluppo rurale.
4- Aggregazione della produzione. “La dispersione delle imprese di trasformazione (circa 360 caseifici/latterie) – ha concluso Dosi – ha mantenuto rapporti tradizionali con operatori commerciali che non hanno aiutato l’evoluzione delle relazioni commerciali e della partecipazione ai risultati della filiera.
Occorre a tal fine promuovere forme di aggregazioni di diversa dimensione utili a qualificare la capacità dei caseifici di esitare al meglio il prodotto, a partire dall’utilizzo della OP (Organizzazione di produttori) sia nella forma cooperativa che di rete d’impresa”.
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