Riduzione dei contratti atipici e del contratto a tempo indeterminato (cessazioni aumentate del 31% da gennaio a settembre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) a favore di un consistente incremento del tempo determinato. Tipologia contrattuale, quest’ultima, che nel solo 2014, rispetto all’anno precedente, è stata caratterizzata da un incremento del 5%, ma anche (almeno per il 78%) da una brevissima durata media causata dalla possibilità di un utilizzo più flessibile. Utilizzo più flessibile favorito in particolar modo dall’eliminazione della causale e dalla possibilità di rinnovare il contratto a tempo determinato per cinque volte nell’arco di 36 mesi. Al di sotto delle aspettative anche il contratto di apprendistato, le cui assunzioni passano dalle 27.117 del 2011 alle 25. 904 nel 2014, con un calo complessivo del 4%, e ciò nonostante l’incremento del 12% nella fascia di età 25 – 29 anni.
E’ quanto emerge dall’analisi presentata questa mattina a Bologna dalla Cisl Emilia Romagna nella sede di via Milazzo, che in vista della prossima applicazione del Jobs Act ha scattato una fotografia su criticità e punti di forza del lavoro e dell’occupazione regionale dopo la riforma Fornero e il recente decreto Poletti.
“ Un quadro difficile – sottolinea Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl regionale – in cui il calo dei contratti atipici (con i contratti di co.co. pro/co.co.co e gli associati in partecipazione calati entrambi del 26% tra il 2011 e il 2014 e quelli a lavoro intermittente del 56%), pur essendo un segnale positivo, non deve suscitare facili entusiasmi, specie perché tale flessione non si è tradotto in un aumento del contratto a tempo indeterminato. Un contratto che presenta dati alquanto deludenti, visto anche che tutti gli interventi normativi della legge Fornero, prima, e poi del decreto ‘Poletti’ erano indirizzati a farla diventare la forma di lavoro prevalente”. Difatti le cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel periodo gennaio-settembre 2014, rispetto al periodo gennaio-settembre 2013, sono aumentate del 31 %. Dato che ha colpito soprattutto i giovani: il 126 % nella fascia di età 20 – 24 anni, il 59 % tra i 25 e 29 anni, il 29 % nella fascia di età tra i 30 ed i 34 anni.
“D’altro canto – continua il sindacalista – la crescita consistente del contratto a tempo determinato (nel periodo gennaio-settembre 2014 si è registrato in Emilia Romagna un incremento del 7%) non deve nascondere che, ad esempio, nel solo 2014 il 78% di questa tipologia di contratto si è caratterizzato per una brevissima durata. Tant’è che nel periodo gennaio-settembre 2014 sono state ben 181mila le persone in ricerca attiva di un’occupazione, in crescita del 178% rispetto al 2008 (anno in cui erano 65mila).
“Un contesto – sottolinea Antonio Amoroso, componente della segreteria regionale Cisl con delega al mercato del lavoro – in cui la disoccupazione giovanile resta un dato grave e crescente, non scalfito neanche lontanamente dai deludenti risultati dell’apprendistato”. “Infatti – continua Amoroso – occorre anche dire che la buona performance di questa tipologia contrattuale (+ 5% complessivo nel 2014 rispetto al 2013), scaturita dal ritocco normativo del primo decreto Poletti entrato in vigore nel marzo 2014, deriva in gran parte semplificazione eccessiva del piano formativo, che ha in parte snaturato la finalità stessa del contratto di apprendistato”.
Ed è in questa analisi che si collocano le proposte della Cisl regionale e un primo giudizio sul contratto a tutele crescenti contenuto nel Jobs act del governo Renzi. “Un contratto su cui la stessa Cisl ripone notevoli aspettative, nonostante un giudizio completo possa essere dato solo quando tutti i decreti attuativi saranno definiti, purché con esso si arrivi alla rivisitazione dell’insieme delle tipologie contrattuali e all’eliminazione definitiva di tutte le forme di contrattuali precarie”, sottolinea Graziani.
“Non è con le regole che si crea occupazione. E’ invece indispensabile – conclude il segretario generale della Cisl – creare una filiera del lavoro efficace che coniughi investimenti e servizi per l’impiego, oggi totalmente deficitari. Servizi per l’impiego che pongano al centro del loro operare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Ed è questo uno dei punti fondamentali per cui ci batteremo con impegno e coerenza nel nuovo ‘Patto per il lavoro’ che da tempo invochiamo e che lo stesso presidente della Regione Bonaccini ha proposto”.