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Legalità: una svolta per tutte. La campagna della Cgil nazionale fa tappa in Emilia Romagna

cgilLa Cgil nazionale ha promosso una nuova campagna “Legalità: una svolta per tutte”, con l’obiettivo di rilanciare il proprio impegno su questo fronte, a distanza di due anni dalla passata campagna sui temi della legalità economica, mettendo in campo due ordini di iniziative. Da un lato, una serie di appuntamenti di carattere nazionale incentrati sulle macro-aree di intervento su cui si focalizzano le proposte della Confederazione: lotta alla criminalità organizzata, contrasto dell’evasione e regolamentazione del sistema degli appalti. Dall’altro lato, l’avvio di un vero e proprio “Viaggio della legalità”, partito il 27 ottobre da Milano, che percorrerà la penisola fino a Palermo per concludersi a Roma nel mese di dicembre. Un viaggio per raccogliere racconti, ricordi e storie, fatti ed esperienze di vita concrete, a testimonianza del rapporto vitale e indissolubile tra legalità e lavoro.

La Cgil promuove questa campagna perché la legalità è un’urgenza, un valore capace di risollevare le sorti di un Paese compromesso, la soluzione nella lotta al malcostume. La legalità è una garanzia che non vuole promesse disattese, l’unica certezza capace di cambiare davvero le cose. Una urgenza che si sostanzia nei ‘numeri’: i fenomeni illegali, infatti, diffusi e trasversali in tutto il Paese, costituiscono una zavorra per la nostra economia e il nostro futuro. La corruzione costa 60 miliardi di euro l’anno, l’evasione 135 miliardi e il fatturato complessivo delle mafie è vicino ai 200 miliardi. Una ‘torta’ di circa 400 miliardi che immessi nel circuito ‘legale’ rappresenterebbero il volano di cui il Paese ha bisogno per affrontare e risolvere il binomio crisi e sviluppo.

La campagna per la legalità si intreccia con quella per il lavoro, perché ad ogni proposta sull’occupazione ci si chiede dove siano le risorse, ma se si agisse sul terreno dell’evasione fiscale e della corruzione le risorse ci sarebbero per gli investimenti e il lavoro.

Come riportato nel Primo rapporto sul fenomeno mafioso nelle aree settentrionali, curato dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano:“In Emilia Romagna le principali organizzazioni criminali operano pacificamente sul medesimo territorio, talvolta giungendo a patti federativi sui mercati maggiormente remunerativi. La ‘ndrangheta (particolarmente attiva sul territorio emiliano, in particolare nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza) si dimostra, insieme al clan campano dei casalesi, la realtà criminale più incisiva e ‘raffinata’ nel tipo di attività che svolge; seguono altri clan camorristici presenti nella provincia di Modena e in Romagna, più alcune presenze significative di Cosa nostra”.

Il sisma che ha sconvolto la regione nel maggio 2012 rappresenta tuttora un’ulteriore motivo d’attrazione per la ‘ndrangheta, e non solo nell’ambito della ricostruzione. Ad esempio, a fine estate, vi erano 31 aziende non ammesse alle White list per la ricostruzione post-sisma: 3 a Ferrara, 7 a Bologna, 10 a Reggio, 11 a Modena.

Se guardiamo i dati sull’antiriciclaggio (dati dell’UIF/Banca d’Italia), in Emilia-Romagna sono state segnalate operazioni sospette in 4.947 casi nell’anno 2013, e nel primo semestre 2014 i casi sono già 2.445. Siamo al sesto posto in Italia, come regione, per volume di segnalazioni in una classifica poco invidiabile e molto preoccupante, che conferma l’estensione e la profondità del sospetto riciclo finanziario illegale e/o malavitoso nelle nostre province.

Per quanto riguarda i beni confiscati, il Viminale conferma che, dal primo agosto 2013 al 31 luglio 2014, in Emilia Romagna, i beni che hanno dato luogo alla confisca in via definitiva, dopo il sequestro, sono risultati essere 12. Nello stesso periodo, i beni sequestrati alle cosche in Regione, ammontano all’incredibile cifra di 448, per un valore di 21 milioni di euro, ponendoci al 6° posto fra le regioni italiane ed al 1° fra tutti i territori a nord del Lazio.

Il risultato di questa situazione è ben sintetizzato in un grafico – vedi allegato – del Rapporto sul fenomeno mafioso dell’Osservatorio dell’Università di Milano, che evidenzia alti livelli dell’indice di presenza mafiosa nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna, seguite da Ravenna, Parma e Rimini (queste ultime due presentano un andamento in ascesa).

La recente venuta in Regione della Commissione Parlamentare antimafia ha confermato la gravità della situazione. Come ha detto poco tempo fa il vicepresidente della Commissione Claudio Fava:“La parola chiave è ‘convenienza’, perchè ad una parte del tessuto imprenditoriale del centro e del nord è convenuto un rapporto organico con le cosche mafiose, soprattutto in tempi di crisi. Molte imprese sono passate di mano, dai vecchi proprietari alle cosche mafiose”.

Il Sindacato presidio di legalità

Per il movimento sindacale è del tutto evidente lo stretto legame tra legalità, legalità economica e riconoscimento dei diritti nel lavoro. Sono tantissime le situazioni in cui, nelle vertenze aziendali e in quelle territoriali, ci siamo misurati con l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale in molti settori (alcuni più esposti di altri: edilizia, trasporti, industria alimentare, commercio/servizi, appalti nella pubblica amministrazione).

La funzione di presidio che abbiamo svolto in tutti questi anni, pur nelle difficoltà e nei limiti anche nostri, è stata rilevante. Per la Cgil il rafforzamento della contrattazione è un fattore chiave per contrastare le varie forme di illegalità economica e nel lavoro. L’attacco che oggi è rivolto al sindacalismo confederale nel suo complesso colpisce anche questa funzione!

Un esempio, che può valere per tutti, è rappresentato dal lavoro sul terreno della “legalità” che abbiamo svolto nella ricostruzione post terremoto, a partire dal Protocollo sottoscritto nel giugno 2012 con la Regione e tutti gli altri soggetti istituzionali e imprenditoriali. Un Protocollo che abbiamo dovuto difendere dagli attacchi di chi, nel nome di una fantomatica “semplificazione” delle procedure, avrebbe voluto indebolire i presidi di legalità. Abbiamo raccolto quasi 25.000 firme in Emilia Romagna sulla proposta di legge di iniziativa popolare relativa alla “gestione dei beni sequestrati/confiscati alla mafia”.

Ed ora, sia a livello regionale, che a livello nazionale, abbiamo lanciato una nuova iniziativa sugli appalti, attraverso una piattaforma che intendiamo discutere in Emilia Romagna, con la raccolta delle firme sulla “Proposta di legge di iniziativa popolare sugli appalti” presentata dalla Cgil.

 

Tre le tappe previste in Emilia Romagna del “viaggio della legalità” organizzato dalla Cgil nazionale:

12 Novembre 2014 – Gattatico (Reggio Emilia)

13 Novembre 2014 – San Marino

14 Novembre 2014 – Rimini, Riccione

 

 

Mirto Bassoli
















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