La Regione Emilia Romagna, che era già stata fortemente penalizzata dalla spending review del governo Monti, si trova a dover subire ulteriori pesanti tagli voluti da Renzi. Eppure chi governa l’ente, vale a dire la sinistra, non è capace di opporre a queste decisioni distruttive null’altro che qualche debole lamento di circostanza buono solo per i giornali e le televisioni. Una finzione massmediatica che serve a coprire la realtà dei fatti. Ovvero che governo regionale e governo centrale appartengono allo stesso schieramento e quindi non si metteranno mai in urto, nemmeno per questioni di estrema gravità.
Occorre quindi un cambio radicale che porti al governo della Regione forze capaci di dire no a Roma e al suo governo. I nuovi tagli infatti metteranno in discussione soprattutto i servizi legati alla sanità, che già erano stati erosi dal riordino del settore realizzato negli ultimi anni.
Il governo della Regione ha il dovere di dire no a tagli lineari che colpiscono alla stessa maniera le realtà virtuose e quelle che invece si caratterizzano per sprechi e mal funzionamenti. E che tra l’altro non impongono alle realtà viziose un miglioramento nei loro standard di funzionamento.
Il nuovo governo regionale inoltre dovrà invertire le politiche fino a qui seguite nel riordino della sanità. Basta con la chiusura delle strutture periferiche. Al contrario bisogna riservare maggiore attenzione alle realtà locali e alle necessità del territorio. I risparmi necessari si possono benissimo realizzare imponendo costi standard e distribuendo le risorse seguendo criteri di merito e di qualità.
Il servizio sanitario regionale dovrà inoltre copiare le soluzioni già adottate in Veneto e Lombardia che, per ridurre i tempi di attesa per le visite, prevedono orari di lavoro prolungati ed estesi ai fine settimana.
Inoltre sarà d’obbligo ridurre o eliminare i ticket sanitari per tutti, e non solo per i soci coop, come è emerso in maniera scandalosa di recente all’ospedale di Sassuolo.
Occorre quindi un cambio radicale che porti al governo della Regione forze capaci di dire no a Roma e al suo governo. I nuovi tagli infatti metteranno in discussione soprattutto i servizi legati alla sanità, che già erano stati erosi dal riordino del settore realizzato negli ultimi anni.
Il governo della Regione ha il dovere di dire no a tagli lineari che colpiscono alla stessa maniera le realtà virtuose e quelle che invece si caratterizzano per sprechi e mal funzionamenti. E che tra l’altro non impongono alle realtà viziose un miglioramento nei loro standard di funzionamento.
Il nuovo governo regionale inoltre dovrà invertire le politiche fino a qui seguite nel riordino della sanità. Basta con la chiusura delle strutture periferiche. Al contrario bisogna riservare maggiore attenzione alle realtà locali e alle necessità del territorio. I risparmi necessari si possono benissimo realizzare imponendo costi standard e distribuendo le risorse seguendo criteri di merito e di qualità.
Il servizio sanitario regionale dovrà inoltre copiare le soluzioni già adottate in Veneto e Lombardia che, per ridurre i tempi di attesa per le visite, prevedono orari di lavoro prolungati ed estesi ai fine settimana.
Inoltre sarà d’obbligo ridurre o eliminare i ticket sanitari per tutti, e non solo per i soci coop, come è emerso in maniera scandalosa di recente all’ospedale di Sassuolo.
(Stefano Bargi, Candidato per la Lega Nord alla Regione Emilia Romagna)