Parte dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia una vera e propria rivoluzione che promette di cambiare il volto della didattica universitaria negli anni a venire.
E’ stata infatti avviata in UNIMORE, già a partire dall’anno accademico in corso e per la prima volta nel panorama italiano, la sperimentazione massiva di una nuova modalità didattica, quella del blended learning system, un metodo di insegnamento per così dire “ibrido”, che alle lezioni in presenza alterna e integra lezioni a distanza, videolezioni e l’utilizzo sistematico di mezzi digitali, video, forum, tutoraggio on line.
Un modo, dunque, completamente nuovo di insegnare ed apprendere, in cui non solo la presenza in aula, ma anche l’interazione ed il confronto frequenti fra insegnanti e studenti diventano elementi essenziali.
“UNIMORE – dice il Rettore prof. Angelo O. Andrisano – si pone ancora una volta all’avanguardia per quanto riguarda la didattica, favorendo attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie e delle lor opportunità di sfruttamento, un diverso approccio alla lezione più coinvolgente per gli studenti, nella quale essi stessi diventano protagonisti insieme al professore. Questa metodologia di insegnamento siamo convinti porterà indubbi benefici sul rendimento dei universitario dei nostri studenti e contribuirà a migliorare le già eccellenti performance di regolarità e impegno che hanno raggiunto, attestate dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea”.
Con i blended courses finisce l’epoca delle lezioni a cui assistere passivamente (in aule spesso affollate) e si dà corso ad un modello in cui il dialogo continuo fra docente e allievo (e fra allievo ed allievo) diventa aspetto essenziale ed immancabile, perché l’insegnamento risulti efficace e lo studente se ne appassioni. Inoltre, la struttura stessa degli insegnamenti si trasforma, poiché cambia il modo in cui le lezioni vengono impartite ed il docente è chiamato a riprogettare e a rinnovare il modo con cui proporre gli insegnamenti agli studenti. Non c’è dubbio che questa modalità risponde anche ad esigenze di tipo logistico, risolvendo ad esempio l’annoso problema di aule non adeguate al flusso di studenti che le frequentano.
Dietro alla proposta di corsi in modalità blended sta la consapevolezza, comprovata da studi e da esperienze condotte soprattutto all’estero, che fornire agli studenti una modalità didattica mista ne favorisce il miglioramento delle performance, grazie alla maggiore flessibilità che permette allo studente di scegliere quando, come e dove studiare (le lezioni e i materiali sono sempre consultabili online), favorendo così l’autonomia degli studenti e la creazione di percorsi personalizzati di apprendimento. Nel mondo anglosassone l’insegnamento blended è piuttosto diffuso, non solo in ambito universitario ma anche scolastico, mentre in Italia il modello è utilizzato in rari contesti: UNIMORE è il primo ateneo italiano che si è attivato per una siffatta riorganizzazione sistematica del sistema di insegnamento.
Per l’anno accademico 2014-2015 sono infatti trenta gli insegnamenti, cosiddetti “blecs” (termine che nasce dall’unione delle parole blended e courses) – erogati da tutti i dipartimenti dell’ateneo – che UNIMORE fornisce agli studenti e che rappresentano, per così dire, un banco di prova, una fase di start up, per testare il sistema blended e dare inizio ad un percorso che punta nel prossimo futuro ad attivarlo su tutti i corsi di laurea.
“L’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – spiega il prof. Marco Sola, delegato di UNIMORE alla Didattica – attraverso l’attività del Centro E-learning di Ateneo e del centro interateneo EDUNOVA di cui è promotrice, dimostra da tempo particolare attenzione alle nuove forme di didattica basate su piattaforme digitali all’avanguardia. In questo senso, il nostro ateneo è un punto di riferimento a livello nazionale. Queste tecnologie non solo permettono di sfruttare le potenzialità della rete e consentono quindi la fruizione dei corsi a distanza (di particolare utilità per studenti lavoratori, fuori sede o di corsi di studio interateneo), ma attraverso le tecnologie multimediali più aggiornate permettono di offrire una didattica di qualità, arricchita da filmati, collegamenti remoti e visualizzazioni 3D. Con questa iniziativa UNIMORE conferma la volontà di offrire ai propri studenti una didattica moderna, sempre e comunque legata alla ricerca, che sfrutta le potenzialità offerte dalle tecnologie più aggiornate. Questa sensibilità e attenzione è testimoniata dalle posizioni di vertice occupate da UNIMORE in Italia per la didattica e le performances degli studenti, posizioni che sono convinto questa iniziativa contribuirà a consolidare”.
Il primo “blecs” ad avere inaugurato questa fase sperimentale (sono circa una quindicina quelli attivi su questo primo semestre, altrettanti saranno il prossimo) è il corso di Diritto Costituzionale tenuto dal prof. Luca Vespignani nell’ambito del corso di laurea in Giurisprudenza.
A rendere possibile che UNIMORE possa proporre ai propri studenti questa modalità di insegnamento è il CEA – Centro e-learning di Ateneo, che ha acquisito e sta testando strumentazioni innovative e sta mettendo a frutto le competenze maturate in anni di lavoro condotto per garantire una offerta formativa in modalità FAD (formazione a distanza). Il personale del CEA è in grado oggi di portare avanti questo notevole lavoro di gestione di un flusso di lavoro complesso: ogni lezione, sia in presenza che a distanza viene infatti registrata e messa a disposizione degli studenti, vengono messi online materiali didattici e fornite piattaforme di tutoraggio e dialogo per incrementare le occasioni di confronto fra studenti ed insegnanti.
“E’ una esperienza – ha spiegato il prof. Tommaso Minerva, direttore del CEA – che in questo primo mese di attività ha già fornito indicazioni utili e soprattutto, tante gratificazioni. I docenti si sono messi in gioco e stanno partecipando con entusiasmo (e tanto lavoro) ad un modo innovativo di intendere la didattica universitaria. Non è quindi solo una novità sul fronte delle tecnologie. Il metodo didattico che stiamo introducendo implica il ripensamento di metodologie consolidate, l’apertura a nuovi linguaggi e a nuove modalità di interazione con gli studenti e una attenzione quasi maniacale alla progettazione formativa e al monitoraggio continuo. Implica, inoltre, una organizzazione puntuale di tutta la filiera di supporto ai docenti e agli studenti: dalla registrazione delle lezioni, alla loro pubblicazione, dal monitoraggio, alla relazione con gli studenti. E’, dunque, un intero paradigma che cambia e non solo da un punto di vista tecnologico”.
Come è stata accolta la novità da parte di coloro che stanno frequentando i corsi in questa modalità? Al momento sono circa 2.000 gli studenti coinvolti nella sperimentazione sui corsi attivi fra Modena e Reggio Emilia. In un questionario, a cui hanno risposto 260 studenti che frequentano l’insegnamento in Metodologia della ricerca educativa del prof. Luciano Cecconi, le aspettative (i corsi sono iniziati all’incirca da un mese) e i rimandi alle prime esperienze risultano estremamente positivi. Molto apprezzate sono proprio la flessibilità che il metodo permette, la possibilità di seguire le lezioni in luoghi ed a orari liberi, la possibilità di riascolto della lezione e il dialogo continuo con il docente grazie ai supporti online.