Il Consiglio comunale chiede all’Amministrazione di Modena di istituire entro l’anno in corso il Registro comunale delle unioni civili e di chiedere a Governo e Parlamento di giungere il prima possibile a un riconoscimento legislativo.
Sono infatti state approvate nella seduta di ieri, giovedì 23 ottobre, due mozioni che chiedono l’istituzione di un Registro comunale delle unioni civili: una presentata dal Pd, emendata su proposta di Giuseppe Pellacani dell’Udc, e illustrata dal capogruppo Pd Paolo Trande, che ha ottenuto il voto favorevole di Pd, M5s, Sel, CambiaModena e Udc, contrario del Ncd e l’astensione di FI e Per me Modena; una presentata da Adriana Querzé di Per Me Modena ed emendata su proposta della stessa capogruppo, che ha ottenuto anche il voto favorevole di M5s e Sel, contrario di FI, Ncd e Udc l’astensione di Pd e CambiaModena.
Sono invece stati respinti altri tre ordini del giorno: uno presentato sempre da Adriana Querzé di Per Me Modena sulla trascrizione nei registri di stato civile del Comune dei matrimoni delle coppie omosessuali contratti all’estero (a favore Per Me Modena, M5s e Sel, contro Pd, CambiaModena, FI, Udc e Ncd); uno di Marco Cugusi di Sel che chiedeva a sua volta la trascrizione dei matrimoni tra coppie dello stesso sesso contratti all’estero (a favore Sel, M5s, e Per Me Modena, contro Pd, CambiaModena, FI, Udc e Ncd, astenuta la consigliera Giulia Morini del Pd); uno di Luigia Santoro del Nuovo Centro Destra che chiedeva di non riconoscere le unioni non previste dalla Costituzione (a favore Ncd, contro Pd, M5s, Per Me Modena, Sel, FI, CambiaModena e Udc).
La mozione approvata del Pd, in particolare, chiede l’istituzione di un idoneo strumento “in cui fare confluire la registrazione volontaria dei matrimoni omosessuali contratti all’estero, ma anche quelle di tutte le unioni civili tra cittadine e cittadini modenesi dello stesso o di diverso sesso, evitando che tutto ciò possa produrre, per le ‘famiglie anagrafiche’ modenesi, un restringimento del diritto all’accesso universale con pari dignità, già in essere da molti anni, ai servizi erogati dal Comune di Modena”. La mozione sollecita inoltre Governo e Parlamento ad approvare nel più breve tempo possibile “una disciplina, come chiesto ormai 4 anni fa dalla Corte Costituzionale, con l’obiettivo di regolare diritti e doveri delle unioni civili fra cittadine e cittadini dello stesso sesso e di includere anche le unioni tra cittadine e cittadini di sesso diverso, nella direzione della più avanzata legislazione europea”. A questo scopo, il Consiglio chiede ai parlamentari modenesi di adoperarsi con ogni mezzo perché il provvedimento venga calendarizzato nei lavori del Parlamento il prima possibile e al sindaco di promuovere ogni azione utile (anche in sede Anci) per stimolare il processo legislativo nazionale sui temi delle unioni civili con l’obiettivo della estensione dei diritti e dei doveri a tutte le cittadine e cittadini”. L’altra mozione approvata, di Per Me Modena, chiede di definire negli organi competenti e nel più breve tempo possibile le procedure per l’istituzione del Registro delle unioni civili, di sollecitare contestualmente Governo e Parlamento “affinché risolvano in tempi certi una questione rimandata troppo a lungo”; di esercitare “il ruolo di primo rappresentante e garante dei diritti di tutti i cittadini con un atto politico che contribuisca a creare le condizioni per il miglioramento della legislazione, come spesso ha fatto il Comune di Modena anticipando scelte coraggiose sul piano nazionale”.
La mozione respinta di Per Me Modena, oltre alla trascrizione nei registri di stato civile del Comune dei matrimoni delle coppie omosessuali contratti all’estero “per rendere pubblico un atto già valido secondo la legge del Paese in cui il matrimonio è stato contratto e celebrato”, chiedeva di utilizzare, nei propri atti, la forma plurale “famiglie”, in coerenza con la Convenzione Europea Diritti Umani, con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’U.E. e con la Sentenza della Corte Costituzinale 138/2010. Anche la mozione respinta di Sel invitava a istituire un Registro comunale delle unioni civili e chiedeva che, sulla base della decisione del Tribunale di Grosseto, fosse il sindaco o un suo delegato, in qualità di Ufficiale di stato civile, a trascrivere gli atti di matrimonio celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso residenti a Modena. La mozione sollecitava inoltre il Parlamento ad approvare una disciplina di carattere generale “finalizzata a regolare diritti e doveri delle coppie di persone dello stesso sesso, ma anche delle famiglie omogenitoriali, riconoscendo un diritto fondamentale dell’individuo”. La mozione del Ncd, invece, chiedeva al Comune di non riconoscere unioni non previste dalla Costituzione, di non utilizzare il registro di stato civile comunale “per trascrivere unioni contratte all’estero, non valide nel nostro Paese”, di “difendere e promuovere la famiglia naturale in conformità alla Risoluzione sulla protezione della famiglia approvata dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite”.