Per la cassa di espansione sul torrente Baganza c’è una soluzione progettuale messa a punto da Regione, Aipo e Università di Parma e trasmessa al Ministero dell’Ambiente. Tutte le Istituzioni – Regione, Provincia, Comune di Parma, Ministero dell’Ambiente e Italia Sicura – sono impegnate e stanno lavorando insieme con l’obiettivo del finanziamento in tempi rapidi; nei prossimi giorni su questo tema è previsto un incontro tra Regione ed Enti locali. I lavori potranno partire, infatti, quando saranno trasferiti alla Regione gli 8 milioni di euro già previsti nell’Accordo di programma e reperiti gli ulteriori 20 milioni necessari per la realizzazione dell’opera.
In aprile 2011 Regione, Aipo, Autorità di bacino del fiume Po, Provincia di Parma e i cinque Comuni interessati (Collecchio, Colorno, Felino, Parma e Sala Baganza) siglarono un protocollo d’intesa per la sicurezza idraulica della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno. In seguito all’accordo sono state subito avviate le indagini tecniche e gli studi necessari alla definizione delle opere; in particolare, attraverso la convenzione stipulata tra Aipo e Università di Parma, sono stati realizzati gli approfondimenti idraulici per verificare la soluzione più adeguata all’inserimento della cassa di espansione nel nodo idraulico complessivo di Parma-Colorno. Da questi studi è emersa l’opportunità di costruire un’unica cassa di 4,6 milioni di metri cubi di invaso (corrispondente a poco meno della metà di quella già funzionante sul torrente Parma), anziché un sistema articolato di casse, come previsto in una prima ipotesi progettuale.
“Un’unica cassa in linea – spiega il professor Paolo Mignosa, responsabile scientifico della ricerca in materia idraulica per l’Università di Parma, che ha lavorato allo sviluppo della modellistica – rappresenta la soluzione più economica, più flessibile, grazie agli organi mobili analoghi a quelli presenti sulla cassa del Parma, e di minore impatto ambientale. Ma soprattutto, anche alla luce di quanto purtroppo è successo a Parma, la cassa di espansione costituisce la soluzione migliore per garantire la sicurezza del territorio”.
L’ipotesi individuata comporta tuttavia la necessità di realizzare l’opera nella sua interezza, per cui è indispensabile, per poter avviare i lavori, avere a disposizione l’importo totale. Dal 2011 la Regione ha lavorato assieme ai vari Governi, Ministri e oggi con Italia sicura – Struttura di missione contro il dissesto, per costruire un’ipotesi di finanziamento. In attesa del trasferimento degli 8 milioni già definiti dall’accordo, nello scorso mese di gennaio la Giunta ha ribadito e trasmesso al Ministero dell’Ambiente la richiesta degli ulteriori 20 milioni necessari a completare il finanziamento dell’opera. Questa richiesta è stata inoltrata anche dall’Autorità di Bacino del Po, che candida la cassa al finanziamento per “infrastrutture verdi”, ovvero per quelle opere che svolgono la duplice funzione di difesa del territorio e valorizzazione dell’ambiente. É una delle priorità che in ogni caso la Regione ribadirà nel prossimo Accordo di programma che verrà siglato con il Governo nelle prossime settimane.
Periodico quotidiano Sassuolo2000.it
Reg. Trib. di Modena il 30/08/2001
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