«L’operazione tfr in busta paga è come una coperta che ti scalda un pochino oggi, ma ti lascia al freddo domani». Lo afferma Domenico Chiatto, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl, commentando l’ipotesi del governo di versare ai lavoratori parte del trattamento di fine rapporto (cosiddetta “liquidazione”). «L’operazione può fare indubbiamente presa sulle persone in difficoltà economiche, ma sottrarrebbe ai lavoratori un pezzo di salario che per noi del sindacato dovrebbe invece essere destinato alla previdenza complementare – dichiara Chiatto – Il danno maggiore lo subirebbero i giovani, la cui pensione non supererà verosimilmente il 50 per cento dell’ultima retribuzione. Per questo il sindacato insiste molto sulla previdenza complementare. Mettere il Trf in busta significherebbe distrarre le poche risorse che possono andare al risparmio previdenziale. In ogni caso si tratta di soldi dei lavoratori e non si può decidere come usarli senza un confronto con il sindacato». Il sindacalista Cisl aggiunge che l’accumulo del Tfr non è solo legato al tema della previdenza integrativa, già di per sé fondamentale, ma rappresenta anche una sorta di “cuscinetto” che, in caso di necessità, può essere concordato con le imprese per dare risposte ai lavoratori. «Il Tfr può essere anticipato dall’azienda al lavoratore per coprire periodi di cassa integrazione, spese sanitarie e l’acquisto della prima casa. Sono casi frequenti oggetto di contrattazione che riguardano questo pezzo di salario differito; togliergli risorse è sbagliato e demagogico. Ribadiamo, invece, – conclude il responsabile delle politiche del lavoro della segreteria provinciale Cisl – che la via maestra per aumentare i salari passa attraverso la riduzione delle pressione fiscale e il rilancio della contrattazione su produttività e competitività».