Infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia sono state scoperte dal personale della D.I.A. di Firenze e di Bologna, coadiuvato dai Carabinieri di Reggio Emilia, che sta effettuando, nelle province di Reggio Emilia, Perugia e Crotone, sequestri di beni riconducibili a imprenditori edili calabresi da anni operanti in Emilia. Il sequestro, del valore di circa 5 mln, riguarda in particolare beni riconducibili a fratelli cutresi da anni in Emilia.
«A meno di una settimana dalla presentazione a Modena del primo Rapporto trimestrale sulle mafie nel nord Italia insieme alla presidente della Commissione Antimafia del Senato, Rosy Bindi, questa indagine conferma come sia necessario continuare a tenere sempre alto il livello di guardia e attenzione verso questo fenomeno, con le misure di prevenzione verso i loro patrimoni, perché anche in questo modo è in grado di “inquinare” le nostre comunità» Il senatore modenese del Pd plaude all’operazione che ha portato al sequestro di oltre 5 milioni di euro di beni riconducibili ad affiliati alla ‘Ndrangheta calabrese e precisamente alla cosca Grande Aracri di Cutro nelle provincie di Reggio Emilia, Perugia e Crotone.
“Voglio esprimere profonda soddisfazione e il mio pieno sostegno all’operato della D.I.A. e dei Carabinieri per l’operazione di sequestro che ha colpito i beni della ‘ndrangheta in provincia di Reggio Emilia”. Così commenta la consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo in seguito al sequestro patrimoniale che ha colpito alcuni esponenti del clan Grande Aracri di Cutro. “Questa è l’ennesima conferma della presenza della criminalità organizzata nella nostra regione – continua Meo – dove, a quanto sembra, i mafiosi hanno investito i loro ingenti capitali nella partecipazione agli appalti delle cosiddette ‘grandi opere’, nell’escavazione degli inerti e nella cementificazione del territorio consentita e incrementata in questi ultimi anni da scriteriati piani di espansione edilizia in tanti comuni”. “Un ulteriore esempio di questo profondo connubio tra criminalità e cemento è rappresentato dai risultati dell’inchiesta giornalistica apparsa oggi sulla stampa parmense, in cui vengono elencate le proprietà e i complessi immobiliari sequestrati alle diverse organizzazioni criminali nel corso degli anni, in alcuni casi veri e propri quartieri”. “Perciò è indispensabile che i comuni, nell’ambito dell’approvazione e della contrattazione dei propri piani urbanistici, vadano a verificare di volta in volta la conformità dei soggetti privati che li attuano. Non possiamo continuare a fare finta di nulla come hanno fatto anche di recente alcuni Sindaci del reggiano”. “La Regione Emilia-Romagna – conclude l’esponente ecologista – ha già fatto tanto per limitare l’infiltrazione dell’economia mafiosa nei nostri territori, ma occorre continuare a tenere alta la guardia. Come Verdi abbiamo sempre sostenuto che le organizzazioni criminali si combattono anche attraverso la tutela dell’ambiente e ponendo finalmente un limite ai grandi appalti, alle cave e al consumo di suolo da parte delle imprese edili “sporche” che, come in questo caso, vi investono i loro illeciti profitti”.
“In merito alla maxi-operazione antimafia condotta dalla DIA di Firenze e di Bologna in collaborazione con i Carabinieri di Reggio e Bibbiano, relativa al sequestro di beni, rinnoviamo il nostro pieno e convinto sostegno al lavoro dei soggetti inquirenti e delle forze dell’ordine, a cui va la nostra gratitudine. Ribadiamo inoltre che Bibbiano e i bibbianesi continueranno a portare avanti con determinazione e a schiena dritta i valori della legalità, senza se e senza ma – così il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti in merito all’0dierna maxi-operazione antimafia- Continueremo a combattere con tutte le nostre forze per liberare il territorio dalla presenza non gradita di personaggi legati alla criminalità organizzata”.