Una revisione sistematica, firmata da un gruppo internazionale di ricercatori cui ha partecipato anche un gruppo dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha messo in evidenzia che il bevacizumab, impiegato nel trattamento della maculopatia degenerativa legata all’età, non sembra avere più effetti collaterali gravi rispetto al ranibizumab.
La revisione sistematica ha coinvolto complessivamente 3.665 partecipanti, provenienti da 9 studi che hanno confrontato direttamente il bevacizumab con il ranibizumab. La ricerca è stata pubblicata sulla Cochrane Library. Secondo i risultati dello studio nelle persone affette da maculopatia degenerativa legata all’età il trattamento con il farmaco bevacizumab non aumenterebbe il numero di decessi o non comporterebbe effetti collaterali più gravi rispetto al ranibizumab. Tra gli autori della revisione sistemica, pubblicata recentemente sulla Cochrane Library, anche il prof. Roberto D’Amico della Cattedra di Statistica Medica dell’UNIMORE.
La revisione ha considerato i trattamenti utilizzati nella degenerazione maculare legata all’età, che è una patologia oculare cronica progressiva considerata una delle principali cause di cecità negli anziani. In un caso su dieci, tale forma degenerativa conduce alla perdita della capacità visiva.
Il bevacizumab e il ranibizumab sono farmaci tra loro correlati che agiscono per prevenire la proliferazione abnorme e l’edema dei vasi sanguigni, che sono caratteristici della degenerazione maculare. Nonostante i due farmaci siano ritenuti simili rispetto l’efficacia, solo il ranibizumab è stato approvato dalle autorità regolatrici come trattamento specifico per la degenerazione maculare, mentre il bevacizumab è al momento approvato solo come trattamento oncologico.
Ciò nonostante, il bevacizumab è spesso utilizzato off-label, ovvero senza etichetta, attraverso una preparazione allestita su prescrizione per singolo paziente in quanto non disponibile in commercio ed è preferito al ranibizumab perchè ha un costo inferiore. Lo studio ha ipotizzato che i due farmaci abbiano profili di sicurezza differenti e che il bevacizumab possa causare maggiori danni sistemici. La revisione ha affrontato proprio questo quesito clinico. Il gruppo di ricercatori ha valutato, utilizzando tutti gli studi che hanno confrontato questi due farmaci, se il loro profilo di sicurezza fosse diverso. Tuttavia, i risultati della revisione hanno evidenziato che il farmaco più economico, il bevacizumab non sembra aumentare il numero di decessi o avere effetti collaterali più gravi rispetto al ranibizumab.
“I risultati di questa revisione sistematica, che ha visto il coinvolgimento di un gruppo di ricercatori di diversi paesi (Italia, Regno Unito, Francia, Germania e Stati Uniti) – afferma Roberto D’Amico, ricercatore dell’UNIMORE e direttore del Centro Cochrane Italiano, co-autore e tra i responsabili della revisione – permettono di fare luce sul profilo di sicurezza di questi farmaci da tempo al centro di un dibattito internazionale e saranno utili per i decisori sanitari per stabilire quale trattamento utilizzare nelle persone affette da maculopatia degenerativa legata all’età”.
Moja L, Lucenteforte E, Kwag KH, Bertele V, Campomori A, Chakravarthy U, D’Amico R, Dickersin K, Kodjikian L, Lindsley K, Loke Y, Maguire M, Martin DF, Mugelli A, Mühlbauer B, Püntmann I, Reeves B, Rogers C, Schmucker C, Subramanian ML, Virgili G. Systemic safety of bevacizumab versus ranibizumab for neovascular age-related macular degeneration. Cochrane Database of Systematic Reviews 2014, Issue 9. Art. No.: CD011230. DOI: 10.1002/14651858.CD011230.pub2.