Secondo i più recenti dati disponibili sono 5,5 milioni i minori vittime di lavoro forzato o tratta[1] ai fini di sfruttamento sessuale e lavorativo nel mondo, su un totale di 20,9 milioni di persone coinvolte[2]. Un fenomeno complesso che manca di dati più aggiornati e nasconde un’ampia realtà sommersa che non rientra nelle statistiche ufficiali. Nel 2010, in Europa, erano oltre 9.500 le vittime accertate o presunte di tratta, di cui il 15% costituito da minori (il 12% ragazze ed il 3% da ragazzi), con un incremento pari al 18% nel triennio 2008-2010[3]. Se l’Italia nel 2010 si segnalava tra i paesi europei con il record negativo di 2.400 vittime (50% in più del 2008 ma in leggero calo rispetto alle 2.142 del 2009)[4], guardando al solo ambito del lavoro, secondo la ricerca Game Over pubblicata nel 2014 da Save the Children e Associazione Bruno Trentin, si segnalano ben 28.000 i minori tra i 14 e i 15 anni (sia italiani che stranieri) coinvolti in attività definibili a rischio di sfruttamento, svolte in contesti familiari (43%) o, se esterni, principalmente nei settori della ristorazione (43%), dell’artigianato (20%) e del lavoro in campagna (20%)[5].
Al di là dei numeri, secondo le informazioni raccolte da Save the Children dagli operatori del settore, dai rappresentanti istituzionali e dagli stessi minori sul territorio nazionale nell’ambito dei progetti realizzati dall’Organizzazione, le violazioni dei diritti e le violenze di ogni tipo subite da bambini e adolescenti vittime o a rischio di tratta e sfruttamento anche in Italia sono gravi e impressionanti. Come nel caso delle molte ragazze tra i 16 e i 17 anni originarie dei paesi dell’Est, trasferite o attirate in Italia per essere sfruttate sessualmente, o, in altri casi, coinvolte in attività illegali o rese vittime di matrimoni precoci nei quali devono ripagare ai suoceri il prezzo sostenuto per il loro “acquisto” dalla famiglia di origine (prevalentemente delle comunità rom). Per le minori nigeriane, che partono dal loro paese con la promessa di un lavoro che non si avvererà mai, lo sfruttamento sessuale inizia invece già nei paesi di transito in Europa o in Libia, per trasformarsi in una prigione dalla quale è difficilissimo uscire una volta giunte in Italia e inserite sotto ricatto nel circuito della prostituzione. Il rischio di sfruttamento è poi particolarmente elevato per gran parte dei 9.300 minori stranieri non accompagnati arrivati tra il 1 gennaio e il 19 agosto nel nostro Paese via mare, già segnati da ferite profonde per le violenze subite in viaggi spesso lunghi e terribili. Anche a causa della mancanza di un sistema di protezione nazionale e conseguentemente di un’accoglienza dignitosa e rispettosa di standard minimi di qualità, alcune migliaia di minori sono fuggiti dai centri di prima accoglienza improvvisati per gestire il costante arrivo di migranti attraverso il Mediteranneo, con la conseguente esposizione a gravi rischi di sfruttamento sul nostro territorio. Alcuni, come i minori eritrei o afghani, si rendono “invisibili” per poter proseguire il loro viaggio verso il Nord Europa, altri, come i minori egiziani, raggiungono in maggioranza le grandi città come Roma e Milano dove accettano facilmente condizioni di lavoro estreme e sfruttamento per poter ripagare rapidamente i pesanti debiti di viaggio, e per questo fanno spesso uso di farmaci oppiacei antidolorifici per far fronte alla fatica insostenibile e al disagio, con ulteriori gravi conseguenze per la loro salute.
Sono questi alcuni dei volti tracciati da Save the Children, l’Organizzazione che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, nel dossier “Piccoli Schiavi invisibili – I volti della tratta e dello sfruttamento” presentato oggi, in occasione della vigilia della Giornata Internazionale di Commemorazione della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione (23/8).
“Li abbiamo voluti chiamare “volti” perché vogliamo andare oltre ai numeri che riguardano gli ingressi, il transito o le presenze sul territorio italiano, per comprendere invece chi sono questi bambini e adolescenti e cosa accade nelle loro vite: ogni numero è un volto, spesso già sfregiato quando arriva nel nostro Paese. Nella maggior parte dei casi queste ferite non sono visibili, sebbene siano molto profonde e presenti, a causa delle violazioni dei diritti, della violenza e dello sfruttamento a cui sono stati costretti già durante estenuanti viaggi che possono durare mesi o anche 1-2 anni.” ha dichiarato Carlotta Bellini, Responsabile Protezione Minori di Save the Children Italia.
A destare particolare preoccupazione, come evidenziato nel dossier, è il numero sempre crescente di minori stranieri non accompagnati in arrivo in Italia via mare in fuga da guerre, dittature militari, persecuzioni o povertà, condizioni di vita estreme senza una possibilità di futuro. Secondo Save the Children, che opera sulla frontiera sud e nelle città di Roma e Milano con attività dedicate, dal 1 gennaio al 19 agosto 2014 sono infatti giunti in questo modo in Italia complessivamente circa 16.200 minori, di cui circa 9.300 non accompagnati, che hanno cioè abbandonato da soli i loro paesi di origine o che hanno perso i loro genitori o parenti durante il viaggio. Una buona parte di essi sono solo in transito sul nostro territorio, con la precisa volontà di raggiungere altri paesi del Nord Europa, come accade in particolare nel caso dei 2.737[6] eritrei arrivati tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2014 (il gruppo in assoluto più numeroso), o i 621[7] minori afgani segnalati in ingresso nello stesso periodo. Si tratta dei minori resi “invisibili”, e perciò più vulnerabili, dalla necessità di non essere identificati dalle Autorità per non rischiare, una volta raggiunta la destinazione, il rinvio in Italia come primo paese di ingresso nell’UE. I soldi necessari per proseguire il viaggio e la loro condizione li espone maggiormente al rischio di sfruttamento.
Ma d’altro canto, anche la ricerca di un futuro qui in Italia non è fonte di minor rischio per i 1.118[8] minori non accompagnati egiziani arrivati nello stesso periodo del 2014 (secondo gruppo più numeroso dopo gli eritrei). Infatti, come rilevano le testimonianze raccolte dagli operatori di Save the Children a Roma e Milano, la necessità di ripagare rapidamente il debito contratto dalle famiglie con i trafficanti per organizzare il loro viaggio in Italia li spinge ad accettare qualunque lavoro e a qualunque condizione. Negli autolavaggi, ad esempio, si lavora continuativamente anche per 12 ore, a 2-3 euro l’ora, mentre ai mercati generali, raggiunti con l’ultimo bus della notte prima di entravi clandestinamente si svolgono lavori pesanti e continuativi, anche per dodici ore, con una paga di 2 euro all’ora. Per non sentire il dolore e la fatica assumono spesso farmaci oppiacei antidolorifici, che possono creare dipendenza: anche se con qualche difficoltà sono più facilmente reperibili e costano meno degli stupefacenti, ma presi in dosi massicce provocano effetti molto simili alle sostanze psicostimolanti.
Il ricorso a farmaci e droghe è un fenomeno che si registra anche tra le ragazze minori provenienti dall’Europa dell’Est e che sono vittime di sfruttamento sessuale nel nostro Paese. Sono prevalentemente adolescenti tra i 16 e i 17 anni, originarie della Romania ma anche di altri paesi dell’Est, che vengono adescate da coetanee, vicine di casa, ex compagne di classe e da giovani uomini, che le portano in Italia con la promessa di un lavoro da parrucchiera o da baby sitter. Lo sfruttamento delle ragazze avviene sia in strada che al chiuso, in appartamenti o night club e, secondo le testimonianze raccolte dagli operatori di Save the Children, spesso vengono costrette ad assumere antidepressivi o droghe per prolungare le ore quotidiane di sfruttamento e per essere più rilassate nei loro atteggiamenti.
Tra le ragazze dell’est, prevalentemente adolescenti rumene o provenienti da altri paesi dell’ex Yugoslavia, tra cui vi sono anche ragazze italiane di origine rom, si registrano invece casi di matrimoni forzati e attività illegali. Secondo quanto riportato da associazioni che operano tra Milano, Roma, Palermo, Catania e Venezia, si tratterebbe di un fenomeno molto diffuso: le ragazze sono vittima di tratta e vengono spostate dai paesi di origine verso l’Italia allo scopo di essere sfruttate principalmente in borseggi e furti in appartamento. Un’indagine realizzata a Roma da Save the Children ha rilevato che in quest’area il fenomeno dello sfruttamento di giovani donne in attività illegali, nella maggior parte di origine rom, sia oggi estremamente diffuso e che è spesso collegato a casi di matrimoni precoci. Le testimonianze raccolte dai nostri operatori riportano casi di ragazze che raccontano di somme di denaro, anche ingenti, versate dalla famiglia del marito a quella di origine al fine di prendere in sposa la ragazza. Queste somme possono andare dai 5 ai 50 mila euro e le ragazze, una volta sposate, sono costrette a restituirle ai suoceri, attraverso attività illegali.
“Il contatto quotidiano con le storie terribili di bambini e adolescenti vittime o a rischio di tratta e sfruttamento ci spingono a chiedere con forza al Governo Italiano di mantener fede all’agenda delle priorità di intervento stabilite per il semestre di Presidenza dell’Unione che include il sostegno di una strategia europea di prevenzione e contrasto della tratta di esseri umani, con un focus sulla definizione di criteri per l’identificazione delle vittime, con particolare riferimento ai casi di violenza di genere e abusi sui minori e sulla definizione di procedure standard per gli operatori che entrano in contatto con le vittime, affinché si possa facilitare l’identificazione e la presa in carico dei minori”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Facciamo inoltre appello al Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, perché si proceda tempestivamente all’adozione del Piano Nazionale d’Azione contro la tratta di esseri umani. Solo così sarà possibile garantire l’emersione, l’identificazione e l’assistenza ai minori vittime di tratta e sfruttamento e la piena attuazione dei loro diritti. Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, chiediamo al Parlamento di approvare in tempi rapidi il Disegno di Legge. C. 1658, volto a disciplinare finalmente in modo organico, sul territorio nazionale, la protezione e l’accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati, superando l’attuale gestione emergenziale e al Governo, Regioni ed Enti Locali di dare immediata attuazione al piano per la prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati adottato dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni lo scorso 10 luglio 2014[9] e di definire anche standard di prima accoglienza tali da garantire a ciascun minore cure, supporto e protezione adeguate”.
NOTE:
1] Vittima di tratta è ogni persona reclutata, trasportata, trasferita, ospitata o accolta a fine di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese, anche senza che vi sia stata coercizione, inganno, abuso di potere o altra forma di abuso.
Per sfruttamento si intende il trarre un ingiusto profitto dalle attività (o da un’azione) altrui tramite una “imposizione” che si basa su una condotta che incide significativamente sulla volontà dell’altro o che fa deliberatamente leva su una capacità di autodeterminazione della vittima sensibilmente diminuita. In particolare il grave sfruttamento può includere: 1) sfruttamento sessuale, compreso lo sfruttamento della prostituzione altrui e altre forme di sfruttamento sessuale quali la pornografia e i matrimoni forzati; 2) lavori o servizi forzati, incluso il conseguimento di profitti da attività illecite e l’accattonaggio; 3) schiavitù o pratiche analoghe e servitù; 4) adozioni illegali; 5) asportazione di organi.
A livello di prevenzione poi, poco e male ha fatto l’Italia nel 2014 per garantire la necessaria protezione
2] ILO Global Estimate of Forced Labour, Results and Methodology, 2012.
3] Fonte: Primo Rapporto sulla tratta degli esseri umani in Europa, a cura di Eurostat e della Direzione Generale Affari interni, Commissione Europea 2013, disponibile al link http://ec.europa.eu/anti-trafficking/entity.action;jsessionid=2LvNR6pKs2frBYCNyKLdJLvpH1rJX467TKWbLfvXmyxpg9TQjs9j!909126266?path=EU+Policy%2FReport_DGHome_Eurostat. In particolare, il numero totale delle vittime nel 2008 è stato di 6.309, nel 2009 di 7.795 e nel 2010 di 9.528.
4] Fonte: idem. Il dato riguarda il numero assoluto di vittime identificate e presunte. In rapporto invece alla popolazione l’Italia si posiziona al sesto posto fra i paesi Ue per percentuale di vittime identificate e presunte ogni 100.000 abitanti, con il 3,9%; al primo posto Cipro (6,3%), Paesi Bassi (6%), Bulgaria (5,7%), Romania (5,4%), Estonia (4,3%).
5] Game Over – Indagine sul lavoro miorile in Italia, Save the Children e Associazione Bruno Trentin 2014 6] Dati del Ministero degli Interni, luglio 2014 7] Dati del Ministero del Lavoro, Direzione Generale dell’immigrazione, luglio 2014 8] Dati del Ministero degli Interni, luglio 2014 9] Piano Nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati, adottato dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni il 10/07/2014.
I progetti di Save the Children sui minori vittime di tratta e sfruttamento.
Nel 2012 Save the Children ha avviato il progetto Vie d’Uscita, realizzato grazie al contributo delle Profumerie La Gardenia, Limoni e, dal prossimo settembre 2014, anche de L’Oreal Paris, volto a rafforzare la protezione dei minori attraverso attività di contatto con i minori vittime di sfruttamento e percorsi di recupero e reinserimento sociale.
Nell’ottobre 2013 è stato lanciato il progetto europeo biennale Protection First, volto a migliorare l’identificazione di minori a rischio o vittime di tratta in Italia, Paesi Bassi e Romania, oltre che sensibilizzare e potenziare le capacità dei minori a rischio nel valutare i rischi di tratta e sfruttamento.
Dal maggio 2008, in partenariato con l’UNHCR, l’OIM e la Croce Rossa Italiana, e con il coordinamento del Ministero dell’Interno, Save the Children è impegnata nella realizzazione del progetto PRAESIDIUM in Sicilia, Puglia e Calabria. Il progetto mira a rafforzare e migliorare il sistema di gestione dei flussi migratori in arrivo nei citati territori. Inoltre, dall’ottobre 2008, è attivo a Roma il progetto CIVICOZERO, che è volto a fornire supporto, orientamento e protezione a ragazzi e ragazze migranti (e ove presente al nucleo familiare) che si trovano in situazioni di marginalità sociale, a minori entrati nel circuito della Giustizia Minorile, a minori a rischio di sfruttamento, violenza e abuso, impegnandosi per il miglioramento delle loro condizioni di vita e per il rispetto dei loro diritti. Nel 2014 è stato attivato il centro diurno CIVICOZERO anche a Milano, dove vengono realizzate nel centro e in esterno, in particolare presso la stazione Centrale, attività di protezione ed educazione della lingua italiana rivolte ai minori stranieri non accompagnati presenti o in transito nella città. Dal dicembre 2011, è aperto a Roma l’ “A28 Centre”, il centro notturno per minori stranieri non accompagnati gestito Save the Children, la cooperativa Civico Zero e Intersos. L’obiettivo è di dare protezione e accoglienza notturna ai minori migranti non accompagnati in situazione di vulnerabilità a Roma, in particolare ai minori in transito, tra cui, principalmente, i minori afgani e i minori eritrei.
A partire da gennaio 2014, Save the Children ha realizzato il progetto PRUMA, coordinato da IOM, della durata di 12 mesi, ha come obiettivo generale la creazione di un meccanismo di coordinamento sostenibile e solido europeo e lo sviluppo e l’attuazione di procedure operative standard (SOP) per il ricongiungimento familiare dei minori non accompagnati richiedenti asilo nell’ambito del Regolamento Dublino III.
Tra il 2012 ed il 2013, Save the Children, insieme all’Associazione Bruno Trentin, ha realizzato un’indagine nazionale sul lavoro minorile in Italia i cui risultati finali sono stati presentati nella pubblicazione “Game overIndagine sul lavoro minorile in Italia”, pubblicata nel 2014. Tra l’ottobre 2013 e il maggio 2014, Save the Children, in collaborazione e con il finanziamento del Dipartimento per la Giustizia Minorile (D.G.M.) ha condotto un’indagine sul lavoro minorile e i minori nel circuito della giustizia penale che ha avuto l’obiettivo di indagare le forme di lavoro precoce svolte dai minori del circuito della giustizia.