Telefonate esca per chiedere informazioni e aver un contatto presso il caseificio preso di mira poi l’ordine di una forma di parmigiano reggiano pagata con un apparente regolari assegno bancario risultato falsificato. In questo modo due astuti truffatori emiliani hanno cercato di raggirare un’azienda reggiana acquistando una forma di parmigiano sezionata in punte da un chilo e ulteriori 20 punte da un chilo per un totale di oltre 700 euro che i due intendevano saldare con assegno bancario poi risultato rubato e per questo non esigibile. Un colpo, questa volta fallito grazie alle titubanze del casaro che le ha volute chiari chiamando i Carabinieri di Montecchio Emilia, che potrebbe essere la punta di un iceberg di una più ampio giro di truffe compiute anche in altri caseifici tra Reggio Emilia, Modena e Parma su cui ora si stanno concentrando le indagini dei Carabinieri di Montecchio Emilia che hanno operato le due denunce. I militari di Montecchio, infatti, a conclusione delle relative indagini, con l’accusa di concorso in tentata truffa hanno denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia un 65enne di San Giovanni in Persiceto, nel bolognese, e un 44enne nativo di Suzzara (MN) e residente a Modena. L’intera partita di parmigiano “acquistata”, che era già stata caricata nella macchina dei due truffatori, è quindi tornata nella disponibilità del caseificio di Montecchio Emilia dove i due hanno tentato il colpo.
Secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri in due attraverso alcune telefonate esca effettuate l’altra mattina, otteneva un primo contatto con cui intavolare, per conto e per nome del loro ristorante inesistente, una trattativa per l’acquisto di una forma di parmigiano reggiano sezionata in punte da un chilo sotto vuoto, che avrebbero ritirato alla sera. Puntuali come un orologio svizzero i due si sono quindi presentati caricando non solo la forma già sezionata ma ulteriori 20 punte di parmigiano 70 vuoto per un totale di oltre 700 euro. Quando sono andati a pagare hanno esibito un assegno tentennando alla richiesta dei documenti che non avevano al seguito. Il casaro insospettitosi ha quindi segnalato l’accaduto ai carabinieri del paese, che in virtu’ di analoghi colpi effettuati di recente nella zona, si sono precipitati presso il caseificio fermando i due prima che si allontanassero. Identificati per i predetti indagati i Carabinieri accertavano che i sospetti del casaro erano fondati: l’assegno in loro disponibilità risultava infatti essere provento di un furto compiuto nell’ottobre del 2012. E mentre il formaggio dal cofano dell’auto in uso ai truffatori tornava nelle celle frigo del caseificio i due furbastri finivano in caserma e indagati per il reato di concorso in tentata truffa e ricettazione.