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Gita alle sorgenti del Secchia con il Forum Ute

sorgente-secchiaOrganizzata dell’Associazione Forum UTE di Sassuolo per mercoledì 6 Agosto, la gita prevede il viaggio in pullman fino al Passo del Cerreto (1253 m) da lì a piedi fino al “Prataccio delle sorgenti del Secchia” (1509 m) e alle “polle del Secchia” (1536 m), seguendo i sentieri “00” e “671”. Pranzo al sacco (a cura dei singoli partecipanti) e ritorno al Passo del Cerreto nel pomeriggio per riprendere il pullman alla volta di Sassuolo e Modena.

P A R T E N Z E

da Modena, piazzale della Motorizzazione Civile, ore 7.30
da Sassuolo, piazzale Risorgimento, ore 7.45

Alle sorgenti del Secchia confinavano tre Stati fra metà Quattrocento e il 1847, con il vasto pascolo del Prataccio diviso in tre fette destinate ai pastori di Cerreto, Succiso e Camporàghena. Un ampio catino di origine glaciale, dominato dalle creste dell’Alpe Marina, di Pietratagliata, della Spiaggia Bella, del Casarola attira escursionisti in ogni stagione più d’ogni altro sito in tutta la vallata.
L’odierno Passo del Cerreto acquistò importanza dopo che vi fu spostata la via militare di Lunigiana terminata attorno al 1830. Precedentemente eran più utilizzati i valichi dell’ospedalaccio ad ovest (via detta Parmesana), della Crocetta ad est (via detta della Ritornella) e infine il vicino Passo del Gatto su cui passava il primo tracciato viario studiato durante la parentesi napoleonica (vi si può parcheggiare: si trova lungo la provinciale per Cerreto Laghi a 100 m dal bivio, nel largo spiazzo a destra).
Dal Passo del Cerreto (1253 m) ci si avvierà sul sentiero 00, che parte dal piazzale del ristorante Passo del Cerreto, sul lato ovest della SS 63. Occorrerà attraversare il giardino del ristorante per seguire il sentiero che serpeggia sul versante nord del Colle Ospedalaccio, in antico detto Monte Rapinale. Si camminerà subito tra doline ben visibili, e relativi affioramenti gessosi, e si noteranno alcuni scavi allungati lungo il crinale, opera dell’esercito tedesco attorno al 1944-1945 per rinforzare le retrovie della linea gotica.
Si aggirerà il colle a mezza costa, fino a sbucare di nuovo sul crinale sui larghi pascoli del Passo dell’Ospedalaccio (1280 m), attraversando i quali si raggiungerà uno stradello forestale (0.30 min). I ruderi dell’ospizio medievale di S. Lorenzo delle Cento Croci furono trovati ancora nei primi decenni del XX sec. su ripiani leggermente declinanti verso il versante toscano. L’istituzione religiosa, fondata in epoca matildica e gestita direttamente dal monastero di S. Apollonio di Canossa per la sua grande importanza nelle comunicazioni tra pianura padana e costa tirrenica, dopo la morte di Matilde passò al monastero di S. Prospero di Reggio. Con la fine dei pellegrinaggi, decadde e fu abbandonato tra il XV e il XVI sec. In quei secoli si registrano ormai solo ruderi, e S. Lorenzo divenne per tutti “l’ospedalaccio”.
Seguendo la strada verso destra si raggiungerà in breve il cippo napoleonico 1292 m (595969E-4907264N), eretto per una pura formalità tra Empire Français a sud e Regno d’Italia a nord (regnava infatti su entrambi lo stesso Napoleone), recuperato da volenterosi “sassalbini” dal bosco in cui era stato rapidamente rovesciato per ordine dei restaurati sovrani dopo il 1815 (e scalpellata via la scritta sul versante del Regno d’Italia). Dal cippo, voltando a sinistra si imboccherà in salita il sentiero 00 e 671 che inizierà a inerpicarsi fuori dal bosco sulle pendici del Monte Alto.
Poco a monte i due sentieri si divideranno: noi terremo il 671, quello meglio battuto, che inizierà a salire obliquamente verso destra. Il panorama si allargherà e mentre si punterà a una costa rivestita da faggi. Sotto i primi faggi che si incontreranno nel tragitto sgorga una fonte detta dei Linguazzi. Infine con un’ultima salita si sbucherà sulla costa della Marinella, a 1533 m (596057E-4908220N).
Il nome deriva dai venti del mare che ne scioglievano presto la neve, nonostante la quota. Addirittura anche l’attuale Monte Alto (toponimo posticcio recente) era detto Alpe Marina da un lato e Campo Secco dall’altro, e ci sono ragioni in entrambi i nomi, se lo si guarda bene.
Sul versante opposto si entrerà nell’alta valle del Secchia, e dopo pochi minuti di falsopiano tra faggete rigogliose e carbonaie si sbucherà nella splendida conca del Prataccio (1509 m – 1.00-1.30 min).
La forma tipica dell’anfiteatro di origine glaciale ha qui uno dei più maestosi esempi, con il fondo occupato da un antico lago riempito del tutto in cui serpeggia con meandri il neonato Fiume Secchia. Si noterà al centro del primo tratto di pascolo, subito oltre il primo fosso, quasi sempre asciutto in estate, un masso triangolare che affiora pressoché isolato. Sulle tre facce si noteranno tra licheni le forme di croci incise molti secoli fa. Era il modo di segnare i confini e qui le tre facce del masso rispecchiano ognuno una porzione di pascolo assegnato alle tre comunità di Camporàghena (a SW), Stato di Firenze; di Cerreto (a SE), Stato di Modena e Reggio; e di Succiso (a N), Stato di Parma, che si prese la fetta più grossa del vasto pascolo.
Attraversata tutta la piana, sempre sul sentiero 671, si risalirà tra i faggi il versante del monte in direzione ovest. Poco dopo, a sinistra, si scorgerà tra zone umide la Sorgente del Secchia (1536 m – 595310E-4908366N – 0.10-1.40 min), formata da varie polle che scaturiscono dagli strati di arenaria macigno ai piedi del Monte Alto.

La passeggiata con riferimenti storici sarà guidata da Luca Silingardi, storico dell’arte

Per informazioni e per la prenotazione obbligatoria: Danira Guidetti Calabrese 348 5495475

I partecipanti sono invitati a munirsi di scarpe comode e adatte a percorrere sentieri di montagna.

















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