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Le celebrazioni dell’anniversario della Liberazione a Casalgrande

25Aprile14-scandianoDopo la messa in scena, ieri giovedì 24 aprile, al Teatro De André, dello spettacolo intitolato: «Ho visto un re» sul tema della libertà nelle canzoni di Jannacci, Gaber e Dario Fo, la celebrazione dell’anniversario della Liberazione a Casalgrande è continuata questa mattina. La commemorazione ha avuto inizio alle 10 con l’alzabandiera del Gruppo Alpini, di fronte al Municipio. In seguito è stata officiata la Messa nella Chiesa della Madonna del Lavoro, e successivamente il corteo, accompagnato dalla banda di Scandiano, ha deposto la corona ai piedi della statua dei Caduti. Alle ore 12, vi è stato il discorso del sindaco Andrea Rossi, di cui si riportano alcuni stralci:

«In questi dieci anni di mandato, questa festa ha rappresentato per me il punto più alto delle celebrazioni legate alla storia del nostro Paese. Sono fiero di essere riuscito a festeggiare e a tenere vivo, nella popolazione casalgrandese, il ricordo di una data che è il simbolo della rinascita del popolo italiano. Inoltre è da oggi, che inizia ufficialmente il percorso che ci porterà alla celebrazione dell’importante anniversario del 2015, quando saranno passati settant’anni da quel 25 aprile che ci ha restituito la libertà. Lascio a chi verrà dopo di me e sarà scelto dagli elettori per guidare questo Comune, il compito, in collaborazione con le istituzioni del nostro territorio, di costruire un Comitato delle celebrazioni per stilare un calendario di eventi che sappia coinvolgere la nostra comunità, e ricordare e valorizzare al meglio questa eredità storica. Seppure, con il succedersi degli anni, le testimonianze dirette di quell’intenso periodo legato alla guerra e alla Resistenza vengano meno, è nostro compito rinnovare e tenere alti quei valori che mossero gli animi al coraggio e alla lotta; a partire da quella memoria che vede i nomi di Casalgrande essere annoverati tra quegli uomini di valore che misero a repentaglio la propria vita pagando un prezzo altissimo, e l’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza, che prosegue un bellissimo lavoro di sensibilizzazione e ricerca, è davvero ricco di nominativi e dettagli che ci riguardano da vicino. In questo prezioso elenco, è possibile rintracciare delle storie emozionanti di figure che, inconsapevoli del destino che le attendeva, sono morte con la certezza che il loro gesto sarebbe servito a qualcosa: penso a un nostro concittadino di allora, alla cui memoria vi è un piccolo monumento qui a Casalgrande, che si chiama Adelmo Franceschini, con nome di battaglia Cisella, che morì, pensate, proprio qualche giorno prima che il Nord Italia fosse totalmente liberato dai nazifascisti. Fu ucciso il 22 aprile del 1945: e assieme a lui, ve ne furono tanti altri, i quali non poterono mai partecipare ai giorni festosi della Liberazione, a cui va il nostro ricordo».

Penso a coloro che, già prima della guerra, osarono sfidare il fascismo. Come Luciano Bertani, nato nel 1984, un semplice bracciante comunista, il quale fu arrestato addirittura nel febbraio 1923 per scontri con fascisti a Scandiano, poi condannato ad alcuni mesi di carcere e vigilato fino al 1943. Penso davvero a quanto coraggio c’è in un uomo, casalgrandese come noi, che decide, nella sua semplicità e all’inizio di un regime totalitario, di sfidare il potere senza sapere con certezza che vi sarà un futuro, una concreta speranza per le sue idee. Così come tanto coraggio vi è stato nell’animo di un altro casalgrandese, Carlo Braglia, operaio, catturato nel gennaio 1944 e internato a Monaco, in quei suoi 472 giorni di prigionia, prima di essere liberato per mano americana il 28 aprile del 1945. O anche -e credo sia doveroso dare un omaggio anche a loro in questa giornata così commovente e speciale- nello spirito di coloro che sono stati arrestati, confinati, vigilati per tutta la durata del ventennio. Ricordo Giuseppe Ferrari, classe 1905, contadino antifascista, il quale fu arrestato perché insultò il Duce «che ci manda a farci ammazzare in guerra mentre i signori stanno indietro e fu confinato per ben tre anni, e liberato condizionalmente nel 1937 in occasione della nascita del principe, e poi vigilato anch’egli fino al 1943. Ricordo anche Vittorio Buffagni, classe 1883, commerciante antifascista, ammonito nel dicembre 1941 e prosciolto condizionalmente nel 1942, e anche Armando Pini, nato nel 1911, falegname arrestato nel luglio 1932 per organizzazione comunista e deferito al tribunale speciale, poi liberato per amnistia. E come loro vi furono Pompilio Ferrari, fuochista, e Carlo Mammi, bracciante, entrambi antifascisti, i quali furono vigilati fino al 1940. Ma, in una giornata dedicata alla lotta partigiana, voglio soprattutto voglio ricordare i combattenti come Fausto Abbati, nome di battaglia Nino, morto nel febbraio 1945, e Bartolomeo Bettuzzi, nome di battaglia Meo, morto nel gennaio dello stesso anno. Fare memoria del 25 aprile e della Liberazione, che fu anche un grande momento di grande unità delle forze democratiche, dai cattolici ai liberali, ai socialisti e ai comunisti, contro il nemico fascista, significa generare concretamente la speranza, e preservare lo spirito della Resistenza anche nel terzo Millennio».

Dopo il discorso di Rossi, vi è stato il saluto di Monica Bonvicini, responsabile ANPI Casalgrande.

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Alle 15 di oggi, è prevista la Pedalata della pace, con partenza dal Parco Amarcord e arrivo in piazza Ruffilli, con rinfresco per tutti i partecipanti. Info: tel. 0522.998570. Alle 21, a Teatro, sarà inaugurata la mostra della pittrice Simona Rei intitolata «FREEDOM», presentata da Giuseppe Berti, con uno spettacolo che vedrà la partecipazione di Liliana Cosi e la Compagnia di Balletto Classico, e dell’attrice Maria Antonietta Centoducati. La serata sarà presentata da Donatella Serafini.
















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