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Intitolato a Virginia Reiter il ridotto del Teatro Storchi di Modena

intitolazione-reiterIl ridotto del Teatro Storchi di Modena, in largo Garibaldi, è stato intitolato a Virginia Reiter. La cerimonia si è svolta questa mattina, mercoledì 26 febbraio 2014, alla presenza di Caterina Liotti, presidente del Consiglio comunale, di Roberto Alperoli, assessore alla Cultura, e di Anna Grazia Reiter, pronipote di Virginia.

Con questa iniziativa il Comune di Modena accoglie l’invito dell’Associazione Virginia Reiter a ricordare allo Storchi la grande attrice modenese che interpretò con maestria, tra Ottocento e Novecento, il teatro shakespeariano, ma anche il repertorio italiano contemporaneo.

Sulla targa scoperta in mattinata si legge: “Ridotto del Teatro Storchi Virginia Reiter (Modena 1862 – 1937). Virginia Reiter, artista modenese assurta tra ‘800 e ‘900 a clamorosa fama nazionale e internazionale come irripetuto fenomeno di attrice estremista per intraprendenza di capocomicato, per versatilità tra genere drammatico, romantico e brillante, per verismo istintivo di tecniche, per passionalità violenta di carattere, per fascino cordiale ed energico di aspetto, e per voce accesa dai sensi. Comune di Modena, 26 febbraio 2014”.

“Modena, che nel dicembre del 1945 le ha dedicato il viale prospiciente il Teatro Storchi – afferma Caterina Liotti, presidente del Consiglio comunale – con questa intitolazione aggiunge un nuovo segno per ricordare in tutto il suo fascino e la sua bravura Virginia Reiter, partita da qui per calcare i palcoscenici di tutto il mondo. Una grande donna modenese di teatro, nel nome della quale Modena ospita un Festival che premia e incoraggia le giovani donne attrici, che altrettanto appassionatamente e tenacemente lavorano per affermare i loro talenti e le loro capacità”.

“Insieme con il comitato scientifico e la giuria del Premio Reiter, presieduta da Sergio Zavoli – commenta l’associazione Virginia Reiter – siamo felici di celebrare assieme alla Città di Modena, in quest’occasione, la nostra Virginia. Il ridotto dello Storchi, in cui echeggia ancora lo strepitio di voci che accompagnò il clamore del suo successo, custodirà come merita la memoria di un’attrice, la cui impronta contribuisce a spiegare l’entusiasmante panorama teatrale femminile contemporaneo. Quest’anno – conclude l’associazione – alla vigilia del ventennale del Premio Virginia Reiter, che ricorre nel 2015, siamo lieti che sia la sua città ad avviare il percorso di un ancor maggior riconoscimento, sulla scena nazionale, della sua eredità artistica”.

VIRGINIA, GRANDE DONNA DI TEATRO

Breve biografia dell’attrice modenese a cura dell’associazione che porta il suo nome

Virginia, si legge nella scheda biografica a cura dell’associazione Reiter, nacque a Modena da padre tedesco, che aveva sposato una modenese e raccorciato il cognome Von-Reiter nel semplice Reiter. Virginia palesò presto la passione per il palcoscenico: educanda presso le suore “Figlie di Gesù”, interpretò a nove anni la parte di un’ottantenne governante, e si assicurò calorosi applausi. Abbandonato il teatrino delle suore, ottenne, con fatica, dalla madre di iscriversi alla locale filodrammatica “Cuore ed Arte”.

A 15 anni fu scritturata nella Compagnia di Giovanni Emanuel ed ebbe la prima rivelazione delle sue immense capacità, interpretando Berangére nella “Odette” di Sardou: correva l’anno 1883. La Compagnia di Emanuel dal 1886 raccolse in Italia e all’estero i più lusinghieri successi con la triade: Ermete Zacconi, Virginia Marini e Virginia Reiter. L’attrice modenese, che aveva già dato una straordinaria interpretazione di Desdemona dell’ “Otello” a Montevideo (1887), poco tempo dopo, sempre in America, nella veste della “signora delle Camelie” procurò alla Compagnia lo sbalorditivo incasso di 2.800 scudi in una sola serata. Enorme fu pure il suo successo in Spagna, se si guadagnò gli elogi dei migliori letterati spagnoli. Nel 1894 ella si staccò da Emanuel e nei tre anni successivi operò nella compagnia di Flavio Andò, ammirata sempre per la sottile intelligenza, la passionalità drammatica, il vigoroso e armonioso equilibrio. Trascorse poi un altro glorioso triennio con Claudio Leigheb, continuando a suscitare stupore e lodi negli spettatori. “Capocomica dal 1902 al 1915, fu socia di F. Pasta e, in seguito, di L. Carini. Lasciò il teatro a quarantotto anni; vi ritornò nel 1920 per un giro di pochi mesi” (E. Palmieri).

Artista di profonda serietà professionale, dal portamento signorile e dallo sguardo suggestivo, la Reiter si segnalò tra le maggiori attrici della sua epoca per l’indole duttile e varia, che le consentiva di affrontare ruoli del repertorio classico e contemporaneo; fu, in special modo, “eccellente nell’esprimere un realismo sensato e ironico, un sentimentalismo doloroso ma morbido” (E. Palmieri).

 

















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